I russi hanno portato via da Enerhodar due fratelli che lavoravano alla Centrale nucleare di Zaporižžja

Ljudmila Vasil’evna attende il ritorno di due suoi fratelli dalle prigioni russe: infatti nel settembre del 2022, a Enerhodar, i russi hanno catturato i gemelli Serhiy e Oleksandr Korž.
Yryna Skachko16 Luglio 2024UA DE EN ES FR IT RU

Сергій та Олександр Коржі Сергей и Александр Коржи

Serhiy e Oleksandr Korža

Entrambi ingegneri, lavoravano alla centrale nucleare da parecchi anni. Vivevano vicino a Enerhodar: un fratello a Novovodjane, l’altro a Novoukrainka.

“Saša stava accompagnando Serhiy a casa”, racconta la sorella. “Passavano per i campi. Dove da tempo di soldati russi non se n’erano visti. Ma poi, all’improvviso, hanno trovato un nuovo checkpoint. Con gente a cui non è piaciuto qualcosa nel telefono di Serhiy."

Dopo il controllo, i russi hanno subito separato i due fratelli.

“Serhiy è stato messo in una prigione di Enerhodar e Saša in un altro paese”.

Tre giorni dopo hanno rilasciato Oleksandr.

“Era molto spaventato”, racconta la moglie, Tetjana, che ha lasciato il territorio occupato (dai russi, ndt) già l’estate scorsa. “Abbiamo capito che per tutto il tempo l’avevano tenuto in una stazione di servizio, in una tenda, vicino al paese di Blahoviščenka. Con le mani legate col nastro adesivo per tre giorni. Se non altro non ha sofferto il freddo... un giorno si è fermata una macchina davanti al nostro cancello, mi sono avvicinata e mi hanno chiesto: “Non è che ha perso suo marito?”. Ho risposto: “Sissignore”. Era seduto nel sedile posteriore, con un sacco in testa, legato col nastro adesivo..... Saša ci ha poi raccontato che in quei tre giorni si era già dato per morto tre volte. L’avevano minacciato e gli avevano sparato all’orecchio.

Aveva le dita talmente intorpidite che non riusciva più a muoverle. A casa l’abbiamo curato come potevamo…— racconta Ljudmila.— Il 16 dicembre del 2022, poi, Saša doveva andare a Enerhodar a trovare nostra madre. Per strada, non sappiamo dove, l’hanno fermato, e da quel momento basta…non l’abbiamo più visto”.

Il gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv ha già scritto altrove che i russi rapiscono collaboratori della centrale nucleare nell’area occupata di Enerhodar.

Dei giornalisti del Wall Street Journal hanno documentato fin dal 2022 che i russi torturavano tutti, dai dirigenti agli operai. Nel luglio 2022 Andrij Gončaruk, sommozzatore della centrale idroelettrica, è morto all’ospedale di Energohar in seguito alle torture feroci che aveva subito.

Qualcuno viene anche rilasciato, altri scompaiono per sempre e altri ancora finiscono tra i tentacoli della detenzione russa.

“La fossa”

I parenti hanno cercato ovunque Serhiy e Oleksandr, ma gli occupanti russi non hanno mai fornito loro alcuna informazione. Anzi, era più facile che minacciassero: “a forza di chiedere, ci finite anche voi, nella fossa”.

I russi chiamavano “fossa” i luoghi dove imprigionavano gli ucraini rapiti. Un cittadino di Enerhodar riuscito a sfuggire a una di queste “fosse” ne ha raccontato in un’intervista al centro per i diritti umani Zmina: erano stanze sotterranee senza finestre in cui si riceveva il minimo di cibo necessario a non morire e si veniva picchiati a intervalli regolari, tre volte al giorno. Come si è saputo poi, proprio in una “fossa” simile i russi avevano tenuto Serhiy per un certo periodo.

A novembre, prima che rapissero di nuovo Oleksandr, era comparso un video in cui Serhiy, dopo evidenti torture (e infatti non sembrava più neanche lui), “confessava” di aver puntato il fuoco ucraino contro la centrale nucleare. A giudicare dai sottotitoli, durante le riprese Serhiy doveva trovarsi nella regione di Cherson.

“Era evidente che Serhiy non era in sé…diceva cose di cui non riesco a capacitarmi…” dice Ljudmila mostrandoci quel video terribile.

Скріншот з відео каналу

Screenshot dal video del canale “Rossija 24”

Dopo di che, il silenzio. Dei due fratelli non si è saputo niente per un bel po’. Parenti e amici hanno cercato qualche informazione nei territori sotto controllo ucraino, in vari gruppi sui social network. A un certo punto è saltato fuori che per un certo periodo, all’inizio del 2023, forse i due fratelli erano stati detenuti a Melitopol’.

SIZO n° 2

L’estate scorsa si è scoperto che Serhiy e Oleksandr si trovavano a Simferopol’, nel tristemente noto centro di detenzione preventiva (Sizo) n° 2. La notizia ci è stata poi confermata da Ivan Samojdjuk, vicesindaco di Enerhodar, a sua volta prigioniero dei russi per oltre 300 giorni e uscito nel febbraio dell’anno scorso grazie a uno scambio.

Da Serghij era anche arrivata una lettera su carta intestata del SIZO n. 2. Oleksandr non ha mai scritto.

Tutto questo è fin troppo tipico di quello che fanno i russi ai civili rapiti nell’Ucraina meridionale. “Prima li torturano i militari russi o quelli della Rosgvardija (La Guardia Nazionale della Federazione Russa, ndt) nei territori occupati. Poi li portano in una prigione della Crimea, dove vengono di nuovo torturati, ma questa volta dall’FSB, per farli confessare. Una procedura che vale per tutti: sia per chi ha un avvocato sia per chi non ce l’ha”, ha dichiarato Olga Skripnik, la responsabile del Gruppo di difesa dei diritti umani della Crimea,

Secondo il Gruppo per la difesa dei diritti umani della Crimea, il Sizo n. 2 di Simferopol è completamente sotto il controllo dell’FSB. L’isolamento è previsto proprio per i cittadini ucraini rapiti dagli occupanti, cioè i civili residenti in Crimea e nelle regioni occupate più di recente.

СІЗО-2. Новий слідчий ізолятор у тимчасово окупованому Сімферополі. СИЗО-2. Новый следственный изолятор во временно оккупированном Симферополе.

Sizo-2. Nuovo centro di detenzione preventiva durante l’occupazione di Simferopol’.

Il centro è stato aperto nell’autunno del 2022 sul territorio della colonia correzionale n. 1. Prima, gli ucraini venivano rinchiusi principalmente in un braccio speciale, ma a un certo punto il numero di detenuti era molto aumentato. Nel giro di un paio di mesi il totale era arrivato a 110, tutti provenienti dalle regioni di Cherson e Zaporižžja. Lì dentro è detenuto il giornalista Serhiy Cigip e recentemente il volontario spagnolo Mariano García Calatayud.

Gli ex detenuti del SIZO No. 2 hanno raccontato ai giornalisti di Meduza che ai prigionieri è vietato sedersi o sdraiarsi sulle brande dalle 6 del mattino fino all’ora di andare a dormire, e che la radio trasmetteva continuamente l’inno russo a un volume altissimo. Si sentiva persino fuori della colonia. Un avvocato russo, che lavora in Crimea e che ha chiesto di restare anonimo, ha definito il SIZO No. 2 una copia di Lefortovo (prigione di Mosca, ndt), dato che è l’FSB a impartire le istruzioni sulle condizioni di detenzione: “Proprio un generale dell’FSB è venuto a dare istruzioni e a vietare l’ora d’aria ai prigionieri, così da creare un isolamento maggiore.”

Molti hanno raccontato le condizioni di detenzione dei tatari di Crimea lì detenuti. Hanno vietato loro di recitare il namaz (la preghiera islamica, ndt), li hanno privati dei loro effetti personali e del cibo che ricevono. Ekrem Kroš è stato preso a ginocchiate nelle costole, Asan e Aziz Achtemov sono stati costretti a imparare l’inno russo.

Qui non ci sono

Molti civili sono tenuti prigionieri nel SIZO No. 2 in assenza di qualunque procedimento penale, senza che le famiglie siano informate della sorte dei dispersi e senza che agli avvocati sia permesso di visitare i prigionieri.

— I civili ucraini sono spesso trattenuti dai russi senza una sentenza. Scrivono che “è in corso un accertamento per verificare il coinvolgimento in operazioni di resistenza all’Operazione militare speciale”. Sono già due anni che “accertano” e quei poveretti non hanno nemmeno uno status a identificarli”, ha dichiarato Tamila Bespala, avvocato del Gruppo per la difesa dei diritti umani di Charkiv.

Si è poi saputo che alla fine Serhiy un’accusa se l’era presa: “spionaggio”, ai sensi dell’articolo 276 del Codice penale della Federazione Russa. Nulla si sa sul perché trattengano Oleksandr.

— Non hanno in mano nulla control Saša! — dice la moglie. — Quando l’hanno portato via i primi tre giorni e poi me l’hanno riportato a casa, l’FSB ha controllato tutto: il suo computer portatile, i telefoni... niente, non hanno trovato nulla.

Se anche, di fatto, si riesce a scoprire dov’è segregato un parente, ottenere la conferma precisa delle autorità russe è estremamente difficile.

— Ho inviato tutte le informazioni che ho alla Croce Rossa — prosegue Ljudmila, — ma neanche loro mi confermano che i miei fratelli sono nel SIZO n. 2. Nemmeno a una richiesta ufficiale della Croce rossa rispondono, i russi, è mai possibile?

È già da dieci anni, da quando è scoppiata la guerra e la Russia ha annesso la Crimea, che le organizzazioni internazionali sottolineano l’impossibilità di monitorare i luoghi di detenzione russi. Il problema resta irrisolto.

— Le organizzazioni internazionali, la Croce Rossa o l’Ocse, non possono operare alcun tipo di controllo sui luoghi in cui vengono deportati gli ucraini, che siano i territori occupati o la Federazione Russa — afferma Oleksandr Pavličenko, direttore esecutivo dell’UCHR. — Le organizzazioni internazionali dovrebbero poter effettuare visite indipendenti ai luoghi di detenzione per capire chi vi è detenuto, in quali condizioni, per quali motivi... E questo è un chiaro segno del fatto che lì il diritto internazionale ha un raggio d’azione molto selettivo. Quando vediamo immagini di rappresentanti della Croce Rossa che visitano, ad esempio, il centro di detenzione preventiva di Simferopol, sappiamo già che si tratta di qualcosa di preparato a tavolino.

— Dobbiamo elaborare metodi più efficaci per individuare dove è detenuto chi — concorda Tamila Bespala. — In parecchi casi sappiamo dove è detenuto un civile, troviamo anche dei video che lo dimostrano, ma la Croce Rossa non riesce a ottenere nessuna informazione su di lui e a confermare ufficialmente il luogo della detenzione.

Poco tempo fa si è scoperto che Serhiy era stato trasferito in un ospedale psichiatrico. Stessa sorte è, forse, toccata anche a Oleksandr, data l’assenza di notizie da parte sua. Nessuno, però, ne conosce le ragioni.


Stando ai dati del Coordinamento generale dei prigionieri di Guerra (un ente creato per supportare cittadini ucraini prigionieri della Federazione Russa, ndt), sono circa 14.000 i civili ucraini imprigionati dai russi. Il Coordinamento è in grado di confermare il luogo di detenzione solo di 1.600 fra loro, e, a oggi, sono in tutto 147 i civili che sono tornati a casa.

Ricordiamo che il Gruppo per la difesa dei diritti umani di Charkiv ha istituito una linea telefonica diretta per le persone scomparse. Se avete parenti dispersi o siete a conoscenza di prigionieri di guerra o di civili detenuti, o comunque scomparsi nel territorio occupato, chiamate il numero 0 800 20 24 02 (gratuito).

Non possiamo garantire che riusciremo a trovare il luogo di detenzione dei vostri cari. Tuttavia, in questi anni i nostri esperti sono riusciti a localizzare oltre il 30% delle persone che ci erano state segnalate.

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