Quali crimini di guerra si nascondono dietro la distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka?
Dato che la Centrale idroelettrica si trovava nel territorio occupato dalla Russia, e l’Ucraina non aveva mezzi di attacco a distanza, in grado di distruggere un oggetto infrastrutturale così grande, la responsabilità per la distruzione della diga, evidentemente, ricade sui soldati russi. I politici e gli esperti hanno già definito la distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka un crimine di guerra, tuttavia, dal punto di vista giuridico non si tratta di un singolo crimine di guerra, ma di un loro insieme.
1. Valutando la distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka come crimine di guerra, i rappresentanti delle autorità ucraine e della società civile fanno coerentemente appello all’articolo 56(1) del Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1949, relativo alla tutela delle vittime di conflitti armati internazionali dal 1977 (PA I). Conformemente ad esso, i cosiddetti impianti e edifici, che contengono forze pericolose, tra cui rientrano anche le dighe, non devono diventare oggetto di attacco anche nei casi, in cui tali oggetti sono obiettivi militari, se tale attacco può provocare il rilascio di forze pericolose e successive perdite gravi tra la popolazione civile. A sua volta, l’articolo 85(3)(c) del PA I definisce l’attacco a impianti e edifici, che contengono forze pericolose, una grave violazione del diritto umanitario internazionale (DUI), ovvero un crimine di guerra. Sebbene, a prima vista, tale valutazione legale della situazione sembri logica, non è affatto corretta. Conformemente all’articolo 49(1) del PA I, gli attacchi denotano atti di violenza nei confronti del nemico, indipendentemente dal fatto che siano commessi come offensiva o difesa. Da ciò risulta, che nell’articolo 56(1) del PA I con l’attacco alla diga si intende un’operazione militare, diretta contro una diga, che si trova sotto il controllo della parte opposta del conflitto armato internazionale (CAI). Nel corso dei negoziati per la conclusione del PA I, le parti di questo trattato internazionale hanno fondamentalmente incluso nel testo dell’articolo 56(1) la parola “attacco” e non la parola più evasiva “distruzione”, perché il divieto previsto da questo articolo non riguardi la distruzione di impianti e edifici, che si trovano sotto il controllo di una parte del CAI. I singoli paesi hanno insistito su questo, perché in virtù della loro posizione geografica, hanno ritenuto la potenziale distruzione delle dighe sul loro territorio un importante elemento di difesa dall’aggressione esterna. Di conseguenza, si possono considerare gli attacchi a distanza delle truppe russe alle dighe sul fiume Inhulec’ o alla diga del lago artificiale di Karlivka come una violazione dell’articolo 56(1) del PA I, ma non la distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka, perché quest’ultima si trovava sotto il controllo dei russi.
2. D’altronde, la distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka si deve considerare come un’ulteriore grave violazione del DUI, e precisamente come distruzione su larga scala di proprietà, non causata da necessità militare e attuata in modo illegale e insensato, prevista dall’articolo 147 della Convenzione di Ginevra sulla tutela della popolazione civile durante la guerra del 1949 (CG IV) e dall’articolo 8(2)(a)(iv) dello Statuto di Roma (SR). Non ci sono dubbi, che la distruzione dell’edificio di una centrale idroelettrica, dal valore di miliardi di grivnia ucraine, come anche la distruzione a causa della successiva inondazione di migliaia di edifici e abitazioni, e altre proprietà, corrisponda al criterio di grande portata. Ugualmente, non ci sono dubbi, che non si possa assolutamente giustificare ciò che è avvenuto come necessità militare, ad esempio, con il tentativo di far fallire una possibile operazione di sbarco delle Forze Armate dell’Ucraina (FAU) attraverso il Dnipro. Se si fosse effettivamente perseguito tale obiettivo, considerando il vantaggio delle truppe russe nell’aviazione e nell’armamento missilistico, ipoteticamente avrebbe potuto essere raggiunto da loro senza la distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka.
3. Oltre a prevenire le possibili azioni offensive delle FAU, chi ha fatto saltare in aria la centrale idroelettrica, evidentemente, ha cercato anche di causare un danno diretto al personale, alla proprietà e alle posizioni delle FAU sulla riva destra e sulle isole alla foce del Dnipro, indirizzando su di esse la forza distruttiva dell’acqua. Quindi, in questo contesto, si può considerare l’inondazione, causata dalla distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka, un attacco ai sensi dell’articolo 49(1) del PA I. Questo attacco ha chiaramente un carattere indiscriminato, perché l’inondazione danneggia tutte le persone e gli oggetti, che incontrerà sul suo cammino, indipendentemente dal fatto, che queste persone siano combattenti o civili, e che la proprietà sia militare o civile. E anche questa assenza di discrimine non si può fondare su considerazioni che mirino all’ottenimento di un vantaggio militare. L’inondazione, causata dalla distruzione della diga, evidentemente poteva portare ai russi solo risultati militari limitati, come allontanare le posizioni ucraine di alcuni chilometri e provocare ai soldati ucraini un danno, che difficilmente avrebbero percepito. Questo chiaramente non valeva la pena tanto da mettere in pericolo migliaia di persone e oggetti civili. Di conseguenza, ci sono motivi per concludere, che si è verificato un crimine di guerra sottoforma di attacco intenzionale, quando è noto, che tale attacco sarà la causa di perdita accidentale di vite e di feriti tra i civili o causerà un danno agli oggetti civili, che sarà ovviamente eccessivo rispetto al concreto e direttamente atteso vantaggio militare (articolo 85(3)(b) del PA I, articolo 8(2)(b)(iv) dello SR).
4. Se consideriamo l’inondazione, che è stata generata a causa della distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka, come un attacco dei soldati russi contro personale, proprietà e posizioni delle FAU, non si può ignorare che l’attacco ha anche causato un danno all’ambiente circostante. Inoltre, secondo le valutazioni degli esperti, si tratta della distruzione dell’ecosistema di una intera regione. Un danno di questo tipo appare innegabilmente eccessivo rispetto all’atteso vantaggio militare. Di conseguenza, ci sono sufficienti motivi per ritenere, che è stato commesso ancora un altro crimine di guerra — un attacco escogitato intenzionalmente, quando è noto, che tale attacco sarà causa di un esteso, duraturo e grave danno all’ambiente naturale circostante, che sarà innegabilmente incomparabile con il concreto e direttamente atteso vantaggio militare generale (articolo 8(2)(b)(iv) dello SR).
5. Secondo le norme del DUI, il paese-occupante deve proteggere la popolazione nei territori occupati dalle conseguenze della guerra. Nel contesto della distruzione della Centrale idroelettrica di Kachovka, questi obblighi richiedevano da parte dei soldati russi di effettuare l’evacuazione anticipata degli abitanti dei territori occupati, le cui vite potevano essere minacciate dal pericolo dell’inondazione. Poiché tale evacuazione non ha avuto luogo, la morte, di chi è perito a causa dell’inondazione nei territori occupati deve essere qualificata come omicidio intenzionale (articolo 147 della CG IV, articolo 8(2)(a)(i) dello SR), perché secondo il diritto internazionale, la premeditazione dell’omicidio è presente, quando una persona è consapevole che la sua azione o inazione può portare alla morte di una persona.
6. Infine, il fatto che i soldati russi hanno impedito l’evacuazione degli abitanti dei centri abitati inondati della Riva sinistra, si può considerare come trattamento disumano (articolo 147 della CG IV, articolo 8(2)(a)(ii) dello SR), perché costringere le persone a stare in condizioni non sicure per la loro vita e salute è contemporaneamente un attentato sia alla salute umana, che alla dignità umana, il che nel complesso costituisce un trattamento disumano.