Considerazioni sulla prova di genocidio e invito alla discussione

Il corso degli eventi, le azioni delle truppe di occupazione, gli attacchi missilistici contro i civili e gli obiettivi di infrastruttura critica, le premeditate uccisioni di massa: tutto questo insieme delinea un quadro di precise azioni disperate, il cui unico obiettivo è il genocidio.
Mychajlo Romanov20 Novembre 2022UA DE EN ES FR IT RU

© Kharaim Pavlo, Shutterstock © Kharaim Pavlo, Shutterstock © Kharaim Pavlo, Shutterstock © Kharaim Pavlo, Shutterstock © Kharaim Pavlo, Shutterstock © Kharaim Pavlo, Shutterstock © Kharaim Pavlo, Shutterstock

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La guerra, che continua ormai da otto mesi, ogni giorno che passa spinge a porre la questione del genocidio in atto del popolo ucraino. Il corso degli eventi, le decisioni prese dalla Russia, le azioni a cui ricorrono le truppe di occupazione, gli attacchi missilistici contri i civili e gli obiettivi di infrastruttura critica senza perseguire alcun obiettivo militare, le totali e sfrontate violazioni delle norme del diritto umanitario internazionale e degli usi della condotta di azioni militari: tutto questo nel complesso delinea un quadro di precise azioni disperate, il cui obiettivo è il genocidio. Aggiunge benzina sul fuoco la retorica della propaganda russa, che formula tesi dirette che si appellano all’eliminazione degli ucraini.

Sembra che l’obiettivo dell’invasione del territorio dell’Ucraina (la difesa di repubbliche non riconosciute da nessuno), proclamato dalle autorità russe, sia stato già smentito non solo dal tempo, ma essenzialmente dal corso e dallo sviluppo degli eventi. Le azioni militari, le distruzioni e le uccisioni di civili a Kiev, Černihiv, Sumy, Charkiv, Zaporižžja, Cherson, Mykolaïv e in altre regioni dell'Ucraina non sono in alcun modo legate alla “difesa”. Non è possibile nemmeno con uno sforzo “estenderle” al territorio delle regioni di Doneck e Luhansk.

Le numerose uccisioni, le torture, i rapimenti e la deportazione degli ucraini non si possono spiegare col desiderio di ottenere un vantaggio sul campo di battaglia. Lo stesso si può dire degli attacchi missilistici contro le città non coinvolte nel conflitto militare. Tali azioni sono meramente terroristiche, poiché non hanno altro scopo che l’intimidazione e la pressione sulla popolazione civile ucraina.

Quanto appena detto delinea il quadro di una intenzione, forse non sempre pianificata strategicamente, e piuttosto sorta in modo repentino, ma pienamente consapevole e voluta da parte dei vertici della Russia. Inoltre, proprio la sistematicità delle azioni, la loro iterazione, la crudeltà e l’arroganza testimoniano del loro unico obiettivo possibile. Ed esattamente il genocidio.

È certo il fatto che la guerra, lo spostamento di un gran numero di militari, l'uso delle armi, il coinvolgimento in tali azioni di altri paesi (in particolare la Bielorussia), il confronto e il contrapporsi quasi al mondo intero, sono azioni consapevoli e volute, che hanno tutti i segni della comprensione della situazione, delle sue conseguenze e dei nessi causali. Quindi abbiamo tutti i segni di un proposito, della cui esistenza non vi è alcun dubbio.

Si ritiene, che il fatto stesso della sistematicità, dell’iterazione e dell’esecuzione di azioni sempre nuove, connesse all’aumento del numero delle vittime e del grado di tensione, sia un segno allarmante e molto importante.

La Corte penale internazionale (di seguito CPI), la cui giurisdizione si estende ai crimini più gravi che suscitano l’allarme dell'intera comunità internazionale, prende in considerazione anche il reato di genocidio.

Lo Statuto di Roma, in quanto documento fondamentale che stabilisce non solo la giurisdizione, ma formula anche le singole caratteristiche delle componenti dei reati perseguiti dalla CPI, permette di trarre conclusioni riguardo all’assenza di criteri distinti in queste componenti di reati. La tecnica giuridica della definizione di reati come il genocidio non è assolutamente chiara, quindi le formulazioni dello Statuto di Roma non possono essere considerate irreprensibili e che offrono una idea delle caratteristiche di tali atti.

Bisogna riconoscere, che il tratto distintivo proprio del genocidio è l’orientamento intenzionale dei colpevoli all’eliminazione di un determinato gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale. Le altre caratteristiche in gran parte coincidono con altre componenti di reati. Il punto di partenza in materia di qualificazione giuridica degli atti commessi dallo stato-occupante sul territorio dell'Ucraina è la determinazione della cerchia di persone, a cui si estende la tutela giuridica delle norme del diritto umanitario internazionale e dello Statuto di Roma. Riteniamo che, tenendo conto delle peculiarità etniche e culturali dell'Ucraina, sarà più corretto parlare del fatto che le vittime reali e potenziali del genocidio durante la guerra in corso siano coloro che si identificano come parte del popolo/nazione (usiamo queste due parole come sinonimo ai fini del presente articolo) dello stato indipendente dell'Ucraina.

Nelle condizioni della guerra della Russia contro l’Ucraina, la questione riguardo verso chi è diretta la premeditazione di chi ricorre alle uccisioni di massa, alle torture, al rapimento e allo stupro di persone (dei combattenti, come dei non-combattenti) da un lato sembra retorica, ma dall’altro esige delle prove.

Basandosi sulla regola della prova di colpevolezza al di fuori di ogni ragionevole dubbio, gli sforzi principali per dimostrare la presenza di genocidio si devono concentrare sulle prove del fatto che qualsiasi altra spiegazione delle cause, dei motivi e dell’intenzione al compimento dell’atto sia esclusa, e che la persona abbia commesso il crimine imputato proprio a questo scopo. Tenendo conto di questo, si ritiene che uno dei segni più importanti della presenza dell’intenzione di commettere un tale crimine sia la sistematicità e la pianificazione dell’attività criminale dello stato-occupante sul territorio dell'Ucraina.

In questo senso diventano particolarmente importanti non i singoli atti, ma proprio la presenza di sistematicità e di metodo nelle azioni dello stato-occupante. Bisogna prendere in considerazione l’intera serie di attività, a partire dalla propaganda all’interno della Russia, del territorio di invasione, dalle azioni delle truppe di occupazione, i metodi di gestione della guerra, l’uso di armi proibite, la creazione di campi di filtrazione (il cui scopo consiste proprio nella segregazione delle persone in base all'identificazione nazionale: i filo-ucraini non passano la "filtrazione"), la deportazione dei bambini fuori dal territorio dell'Ucraina, il "passaggio" involontario alla cittadinanza della Russia, l’attuazione di "referendum" nei territori occupati. Tutte le azioni menzionate devono essere valutate nel loro insieme, poiché testimoniano la presenza di un’attività che tende all’eliminazione, nei territori occupati e nei territori dove si conducono le azioni di guerra, di tutta la popolazione che si identifica parte del popolo ucraino.

Allo stesso tempo, basarsi esclusivamente su costruzioni nazionali per formulare la presenza di intenzione diretta (il soggetto comprendeva il contenuto illecito delle proprie azioni e delle loro conseguenze e ne auspicava la realizzazione) sarebbe insufficiente. Il modello nazionale non permette di applicare lo standard della prova “al di fuori di ogni ragionevole dubbio”, poiché esso (il modello) si ferma prima che appaia il segno dell’eliminazione proprio di un gruppo protetto di persone. Servendosi delle disposizioni della legislazione penale dell’Ucraina, è molto difficile dimostrare la presenza dell’intenzione di compiere un genocidio nei singoli episodi. Pertanto, riteniamo che i crimini commessi debbano essere necessariamente considerati e provati in quanto moltitudine di episodi, sistematicamente connessi all’intenzione di commettere genocidio.

Un momento importante sembra essere focalizzare l’attenzione su che gruppo di persone si tratta. Lo Statuto di Roma indica che il genocidio può essere commesso in relazione ad un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. La popolazione dell'Ucraina oggi è piuttosto variegata, ci vivono persone con diverse credenze religiose, che parlano lingue diverse e appartengono a diversi gruppi etnici. Tale circostanza si deve prendere in considerazione. Della maggior parte di persone della popolazione dell'Ucraina, una loro parte significativa si identifica con la nazione ucraina come unità politica e territoriale. Sono quelli che si considerano ucraini, cittadini dello stato indipendente Ucraina. Proprio questi costituiscono la popolazione dell'Ucraina e ne formano la nazione. E sebbene tali persone raramente per vari motivi manifestino attivamente la loro posizione filo-ucraina, in ogni caso costituiscono l'integrità nazionale dell'Ucraina. Pertanto, riteniamo che il genocidio contro gli ucraini è legato al desiderio di eliminare una parte significativa del gruppo nazionale di queste persone. E proprio in relazione a tale gruppo è necessario fondare la presenza della componente del reato di genocidio.

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