Volevano il fascismo. L’hanno avuto

Di chi è la colpa del fatto che la Russia è arrivata al fascismo? La risposta è semplice — di Putin. La colpa, ovviamente, è sua — ma oltre a lui a portare al fascismo è stata anche un’enorme massa di altre personeно che hanno percorso la strada in questa direzione non sempre consciamente. Un’enorme massa di persone aveva nostalgia dell’Impero, di una “mano forte”, del mitico Stalin.
Oleg Orlov, copresidente del Consiglio del Centro per la difesa dei diritti dell’uomo “Memorial”27 Maggio 2023UA DE EN ES FR IT RU

Олег Орлов, 20 березня 2022, фото: СОТА Oleg Orlov am 20. März 2022 mit dem Plakat: „Der wahnsinnig gewordene Putin treibt die Welt in einen Atomkrieg“ (das ihm eine hohe Geldstrafe einbrachte). Foto: SOTA Oleg Orlov, March 20, 2022 © SOTA Oleg Orlov, 20 de marzo de 2022, foto: SOTA Oleg Orlov, 20 mars 2022, photo : SOTA Oleg Orlov, 20 marzo, foto: СОТА Олег Орлов, 20 марта 2022, фото: СОТА

Oleg Orlov, 20 marzo, foto: СОТА

La sanguinosa guerra scatenata dal regime di Putin in Ucraina non ha provocato soltanto l’omicidio di persone, la distruzione delle infrastrutture, dell’economia e della cultura di questo meraviglioso paese. Non ha portato solo alla distruzione delle basi del diritto internazionale.

Essa ha inferto un colpo pesantissimo al futuro della Russia.

Le forze più oscure nel mio paese sono quelle che sognavano una piena rivincita dopo il crollo dell’Impero sovietico. Sono coloro i quali gradualmente sono diventati i padroni del paese, colori per i quali non era sufficiente soffocare sistematicamente la libertà di parola, schiacciare la società civile, liquidare di fatto qualsiasi sistema giudiziario indipendente. Negli ultimi mesi tutti costoro hanno festeggiato la vittoria.

“Di quale vittoria stiamo parlando?” — chiederete. Sui fronti ucraini le cose non andavano poi tanto bene per le armate russe. E’ così, ma loro festeggiavano la propria vittoria definitiva in Russia.

Questa guerra ha consegnato il paese intero nelle loro mani. Era da tempo che essi desideravano liberarsi di tutti i legami che li trattenevano. Non volevano il ritorno del sistema comunista (anche se fra loro ci sono persone che si dicono comunisti). A loro piace quel sistema chimerico che si è sviluppato in Russia negli ultimi due decenni — per metà feudalesimo, per metà capitalismo di stato profondamente permeato dalla corruzione. E tuttavia mancava ancora qualcosa…

Mancava la sensazione di compiutezza di questo sistema. Adesso esso è completo.

Adesso essi possono urlare apertamente senza vergognarsi il motto: “Un solo popolo, un solo Impero, un solo capo!”. Ogni vergogna è stata messa da parte.

Volevano il fascismo. L’hanno avuto.

Il paese che trent’anni fa stava uscendo dal totalitarismo comunista è tornata indietro al totalitarismo, questa volta quello fascista.

“Di quale fascismo parli?” — mi chiedono in tanti — “Dov’è il partito di massa sistemica che sovrasta lo stato? Possibile che “Russia Unita”, questa accozzaglia di funzionari, sia simile a un simile partito? E dove sono le organizzazioni giovanili di massa attraverso le quali devono passare tutti i giovani?”

Innanzitutto proprio il lavoro di rendere i giovani degli zombie con la creazione di organizzazioni atte allo scopo in Russia va avanti a pieno regime. Inoltre il fascismo non è solo l’Italia di Mussolini o la Germania nazista (oggi in Russia si usa contrapporre il fascismo buono al fascismo cattivo), ma anche l’Austria prima dell’Anschluss, la Spagna di Franco, il Portogallo di Salazar. E dovunque i regimi fascisti si diversificavano e manifestavano le proprie particolarità. Adesso di questo gruppo farà parte la Russia del tardo Putin.

Ci sono diverse definizioni di questo fenomeno. Nel 1995 l’Accademia delle Scienze russa su istruzioni del Presidente della Russia Boris Eltsin ha sviluppato e fornito la seguente definizione di fascismo: “Il fascismo è un’ideologia e una pratica che afferma la superiorità e l’esclusività di una particolare nazione o di una razza e cerca di fomentare l’intolleranza nazionale, di giustificare la discriminazione contro i membri di altri popoli, di negare la democrazia, di stabilire il culto del leader, di usare la violenza e il terrore per sopprimere gli oppositori politici e tutte le forme di dissenso e di giustificare la guerra come mezzo per risolvere i problemi tra Stati”.

A mio parere quanto accade in Russia corrisponde perfettamente a questa definizione. Opporre la Russia del presente, del passato e del futuro agli Stati circostanti (in primo luogo quelli europei), affermare la superiorità della cultura russa (non in senso strettamente etnico, ma imperiale), negare l’esistenza stessa del popolo, della lingua e della cultura ucraina: tutto questo è diventato la base dell’odierna propaganda di Stato. E la negazione della democrazia, il culto del leader e la soppressione del dissenso sono più che evidenti...

Di chi è la colpa del fatto che la Russia sia arrivata al fascismo? La risposta è semplice — Putin. La colpa, ovviamente, è sua — ma oltre a lui a portare al fascismo è stata anche un’enorme massa di altre personeно che hanno percorso la strada in questa direzione non sempre consciamente.

Un’enorme massa di persone aveva nostalgia dell’Impero, di una “mano forte”, del mitico Stalin. Queste persone stavano sia “ai piani alti” — facevano parte della “élite al potere” —funzionari, membri degli apparati di sicurezza, deputati, dirigenti d’azienda, “oligarchi”, che “ai piani bassi” — fra i più indigenti. Gli uni guidavano delle automobili Maybach, ville e yacht, altri non avevano un bagno caldo in casa. Ma sono tutti ugualmente impotenti nel sistema autocratico di Putin.

Ai primi non conveniva lottare contro l’illegalità — con un altro sistema di potere non avrebbero mai potuto godere di quei beni materiali di cui godevano. Ma avrebbero voluto compensare in qualche modo la riprovevole illegalità. Chiedevano la sensazione del potere Ciò che si richiedeva era un senso di potere sui “villani”, di essere al di fuori del controllo di chiunque, tranne che del capo supremo. Avrebbero voluto considerarsi la classe dei nuovi nobili scelti dalla Storia e dalla Provvidenza per governare il paese. Ma tutto ciò veniva ostacolato dai rudimentali resti della libertà di parola, da vari generi di giornalisti investigativi, dagli attivisti per i diritti umani, dai facinorosi che di tanto in tanto portavano la gente in strada. E poi c’erano i concorrenti tra le “élite” che volevano mantenere ancora alcune “regole di decenza” liberali nella gestione del paese.

Gli altri semplicemente non credevano alla possibilità di successo in una simile lotta: tutta la loro dura vita e l’esperienza dei loro genitori e nonni lo avevano dimostrato. Coloro i quali avevano assistito alla breve esplosione di democrazia relativa negli anni ’90 del secolo scorso ne erano stati spaventati: tutto stava cambiando, dovevano fare delle scelte per sé stessi in circostanze difficili, e tutto questo era spaventoso e inconsueto. E loro trasmisero questa paura ai loro figli: “il cambiamento è sempre in peggio”. Bisogna affidarsi all’autorità, ai capi. Il massimo che si può fare è scrivere petizioni e reclami ai capi. La società civile russa si è dimostrata incapace di mostrare e spiegare a queste persone (che costituiscono, se non la maggioranza, uno strato molto significativo della popolazione) che era possibile lottare per i propri diritti. Inoltre, a volte gli stessi attivisti per i diritti umani rafforzavano questi atteggiamenti paternalistici. Invece di trattare coloro che si rivolgevano a noi come partner nella lotta comune, li trattavamo come clienti, cercando di aiutarli, ma non ci premuravamo di spiegare gli obiettivi finali della lotta. Di conseguenza i clienti, dopo aver ricevuto assistenza gratuita, tornavano alla loro vita precedente, per votare di nuovo alle elezioni per chiunque i loro superiori indicassero. Volevano compensare le loro privazioni e l’illegalità con un senso di appartenenza a qualcosa di grande, per sentirsi un ingranaggio della grande macchina di un Impero che stava rinascendo.

Il regime di Putin ha soddisfatto alcune di queste esigenze, ma per il momento non abbastanza.

E infine la guerra venne proclamata come il grande obiettivo unificante: “Tutti per il fronte, tutti per la vittoria! L’opposizione è stata completamente schiacciata, i resti di ogni libertà sono stati liquidati, è pericoloso pronunciare pubblicamente le parole “liberalismo” e “democrazia” senza l’aggiunta di una parolaccia. I “piani alti” e i “piani bassi” si sono fusi in un’estasi di “patriottismo” e di odio per l’Ucraina indipendente.

Naturalmente, questa estasi non accomuna nemmeno la maggioranza della Russia, ma ancora molte persone. E la maggioranza, fino a poco tempo fa, per un senso di autoconservazione preferiva chiudere un occhio su quanto stava accadendo. Protestare è pericoloso, comunque è impossibile cambiare le cose, e discutere inutilmente dei crimini commessi dalle nostre truppe in Ucraina porterà solo all’insonnia e all’esaurimento nervoso. È meglio fingere di credere a ciò che viene detto in TV e cercare di convincersene.

Peraltro probabilmente è proprio così che si comporta la maggior parte delle persone in qualsiasi regime fascista.

E una piccola minoranza sta cercando di combattere. Esiste un movimento contro la guerra, che ha i suoi prigionieri politici, i suoi eroi.

I difensori dei diritti umani continuano a lavorare praticamente in clandestinità, aiutando le persone a evitare legalmente la mobilitazione e la coscrizione, redigendo liste di prigionieri politici, fornendo loro avvocati, fornendo assistenza legale e umanitaria ai rifugiati dall’Ucraina e assicurando loro la possibilità di viaggiare in Europa. Tuttavia quando nel paese la legge non è più in vigore il lavoro sui diritti umani subisce inevitabilmente una trasformazione radicale. I difensori dei diritti umani russi di oggi si trovano nella posizione dei dissidenti, dei loro predecessori in epoca sovietica. Fissare le violazioni dei diritti umani, portandole all’attenzione dell’opinione pubblica russa e straniera, sta diventando sempre più il contenuto principale del lavoro sui diritti umani. La tesi preferita del grande difensore russo dei diritti umani Sergei Kovalev: “Fai il tuo dovere, e così sia” è oggi più vera che mai.

Quanto durerà tutto questo in Russia?

Chi lo sa?

Il futuro del nostro Paese si decide nei campi dell’Ucraina. La vittoria delle truppe russe in quel paese preserverà definitivamente il fascismo in Russia. E viceversa…

Nell’ultimo mese, l’”estasi” di cui ho scritto sopra inizia lentamente a dissolversi in uno smarrimento generale — “com’è possibile che il grande e invincibile esercito stia fallendo.

I postumi della sbornia si fanno sentire. Potrebbe essere seria.

E in queste circostanze molto dipende dai Paesi dell’Europa Centrale e Occidentale. Per qualsiasi persona sana di mente è naturale desiderare la pace invece della guerra. Ma la pace ad ogni costo? Già una volta l’Europa ha cercato di raggiungere la pace placando un aggressore. Tutti conosciamo l’esito disastroso di questi tentativi.

E ora se la Russia fascista dovesse vincere costituirebbe inevitabilmente una seria minaccia alla sicurezza, non solo per i suoi vicini, ma per l’intera Europa.

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