Finché c’è anche solo una minima speranza bisogna cercare le persone scomparse

30 agosto: giornata internazionale delle vittime di sparizioni forzate. Parliamo con Tamyla Bespalaya, responsabile dell’accoglienza del GPDU (Gruppo di protezione dei diritti umani di Charkiv), di come corrispondere con il Comitato Investigativo della FR e cercare gli ucraini nei canali Telegram russi.
Irina Skachko15 Settembre 2023UA DE EN ES FR IT RU

© Antonio Guillem / Shutterstock © Antonio Guillem / Shutterstock © Antonio Guillem / Shutterstock

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Nella banca dati, raccolti dall’iniziativa per la tutela dei diritti umani globale “Tribunale per Putin” (T4P), si contano attualmente più di 4150 civili scomparsi senza lasciare traccia. Di questi, 2951 casi possono essere classificati come sparizioni coatte, per di più si tratta di 93 bambini. Secondo i dati dell’ufficio dell’Ombudsman, il numero totale di ucraini scomparsi in circostanze eccezionali o illegalmente privati della libertà individuale a causa dell’aggressione armata della FR contro l’Ucraina è molto più alto: 25000 persone, considerando sia militari che civili.

— Ci sono molti appelli — afferma la responsabile della organizzazione di accoglienza di Charkiv l’avvocato Tamyla Bespalaya. “I legali del GPDU si occupano di più di 200 cause di questo tipo. Dopo che erano trascorsi solo un paio di giorni dalla liberazione di Robotyno, nella regione di Zaporizhzhia, che già quattro persone si sono rivolte a noi. I loro parenti erano scomparsi. Per questo motivo la nostra organizzazione sta lavorando alla creazione di una linea diretta, a cui possano rivolgersi coloro che cercano i parenti. Pianifichiamo di lavorare ininterrottamente.

Vengono da noi le persone che hanno perso qualcuno, non importa se un civile o un militare. Accogliamo la sua denuncia, tutti i documenti che attestano la parentela. Poi inviamo richieste di informazioni in Ucraina, LNR, DNR, Crimea e FR”.

I legali del GTDU si rivolgono ovunque, vero? È una posizione di principio?

— Sì, noi cerchiamo ovunque: in Crimea, nell’LNR, nella DNR, nella FR. Facciamo circa cinquanta richieste — questo è il numero standard a persona. Di queste richieste in tutto una decina riguardano l’Ucraina. Ovviamente scriviamo istanze al Comitato Investigativo della FR, alla procura, sia civile che militare, al servizio penitenziario federale, al commissario per i diritti umani, al Ministero della Difesa, alla Croce Rossa russa. E scriviamo agli stessi organi delle formazioni parastatali sul territorio occupato. Inviamo richieste costantemente e direttamente. E inoltre più di una volta, per tenere la situazione sotto controllo. Ci sono situazioni in cui i russi inviano risposte diverse sulla stessa persona, all’inizio dicono: “noi non l’abbiamo”. Poi: “c’è”. Poi: “No”. Uno stesso organo.

Inoltre, ci rivolgiamo al Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria dell’ONU. Se non sono passati più di tre mesi dal giorno in cui siamo venuti a conoscenza di una scomparsa, entra in funzione un meccanismo più rapido: il caso viene esaminato entro sei mesi. Nel caso opposto, in un anno. Un aspetto importante è che contiamo tre mesi non dalla scomparsa effettiva, ma dal giorno in cui se ne è venuti a conoscenza. Se abbiamo anche la minima conferma che la persona che stiamo cercando è stata soggetta a torture, ci rivolgiamo al Comitato per i diritti umani dell’ONU.

Come possiamo sapere che una persona sia stata torturata se è scomparsa?

— Da chi è stato trattenuto insieme alla persona scomparsa da qualche parte in prigione nel territorio occupato e poi rilasciato. O da chi è tornato dalla Russia dopo uno scambio. Cerchiamo sempre testimoni.

Va bene, l’ONU viene a sapere delle persone scomparse. Cosa possono fare?

— Quando il gruppo di lavoro dell’ONU riceve la richiesta per una persona scomparsa, si rivolge sia ai richiedenti (cioè a noi) che alle autorità russe. Inizia una interlocuzione. La Russia risponde. Di recente hanno inviato una risposta di una pagina e mezza! Tra l’altro, nelle sue risposte alle richieste la FR ci accusa di “sete di profitto e politica russofoba”. Dopotutto, chi inoltra una richiesta su persone scomparse ha diritto a un risarcimento da parte della Russia, appena viene accertato il fatto di violazione del diritto umanitario. Per esempio, non avevano alcun diritto di trattenere i civili…

Il mandato del Gruppo di lavoro dell’ONU consiste nell’aiutare i parenti di una persona scomparsa a stabilire la sua sorte e il luogo in cui si trova. Deve essere noto il luogo esatto in cui una persona è trattenuta. Quando riceviamo la risposta che una persona si trova semplicemente da qualche parte sul territorio russo, e ciò avviene molto spesso, è una violazione del diritto umanitario internazionale. Noi dobbiamo sapere dove è detenuta adesso una persona, in quale colonia concreta o in un’altra istituzione. Dopo i nostri appelli, i rappresentanti della Croce Rossa internazionale si sono messi in moto. Possono visitare la colonia, attraverso loro i prigionieri mandano lettere, possono chiamare al telefono. Se una persona è stata già contattata dai rappresentanti di un’organizzazione internazionale, se in generale giungono informazioni dalla Russia sulla sua posizione, ciò aumenta le possibilità che la persona sopravviva.

Таміла Беспала, фото з фейсбук-сторінки Тамила Беспалая, фото со страницы в Фейсбуке

Tamyla Bespalaya, foto dalla pagina Facebook

Quindi bisogna cercare ciascuno nel modo più attivo possibile?

— La mia posizione è sì. Chi ritorna dalla prigionia sostiene egli stesso che bisogna scrivere a tutte le istanze e cercare. Prima non dormivo la notte, temevo che, con queste richieste a tutti gli organi internazionali e russi, potessi nuocere a queste persone, che dopo questo sarebbero state picchiate o qualcos’altro. Adesso vedo che bisogna farlo.

Ma vale la pena per i parenti dei dispersi rivolgersi ai media, rendere pubbliche le ricerche?

— Se si tratta di militari, non vale la pena affatto. I nostri militari prigionieri possono non aver dato il proprio nome, per esempio. Possono spacciarsi per qualcun altro. E se si mette la sua foto con tutti i dati, quella persona sarà sicuramente punita. Ma quando si tratta di civili, la pubblicità è necessaria. Bisogna capire che, secondo il diritto internazionale, non dovrebbero esserci in generale civili ucraini nelle prigioni russe.

Allora, se scompare una persona cara, cosa bisogna fare?

— Rivolgersi a noi. L’algoritmo delle azioni dipende da molti fattori. La persona scomparsa è un militare o un civile? Quando è scomparsa, in quale circostanza? In uno qualsiasi dei nostri canali è necessario inviare la foto della persona scomparsa, i suoi documenti e i documenti del parente che fa richiesta. Per i militari bisogna fornire i certificati dell’unità militare. Se ci sono già, si può inoltrare un rendiconto del registro delle persone scomparse. Se la famiglia già si è rivolta a qualche istanza, bisogna riportare le risposte ricevute. Di solito sono i parenti stessi a cercare su Internet qualche informazione sulla persona scomparsa, anche questo è necessario trasmettere ai nostri legali. Come i cognomi e i contatti dei testimoni di come questa persona sia stata rapita o presa prigioniera.

Anche i legali del GTDU cercano informazioni sulle persone scomparse nella parte russa di Internet?

— Ora abbiamo una persona che si occupa specificamente di questo. In passato, cercavamo noi stessi, coinvolgevamo i parenti. Ci sono migliaia di gruppi pubblici su Telegram. “Riconosci un ucraino dal ciuffo”, per esempio… Di questi ce ne sono molti. Li abbiamo trovati. Abbiamo esaminato le foto dei prigionieri, che i russi avevano pubblicato. È molto difficile.

Le famiglie delle persone scomparse hanno diritto a ricevere benefici dallo Stato?

— Sì, ma per questo bisogna raccogliere un particolare pacchetto di documenti. I nostri legali sono pronti ad aiutare i parenti dei prigionieri e delle persone scomparse, a ricevere i pagamenti dovuti dallo Stato. Inoltre il GTDU fornisce a queste famiglie assistenza economica e socio-legale, consulenza su qualsiasi questione giuridica.

Ci sono storie positive del GTDU, in cui le persone scomparse sono state ritrovate e sono tornate?

— Sì, l’anno scorso ci sono stati diversi casi. I militari sono ritornati. Ma il militare è più semplice tornare dalla prigionia, che per un civile. C’è un meccanismo. Purtroppo, non esiste un meccanismo simile per i civili.

Secondo l’esperienza del GTDU chi scompare senza lasciare traccia viene trovato più spesso morto o prigioniero?

— La netta maggioranza sono dei prigionieri. E nel complesso, ritengo che finché non c’è un corpo o delle perizie, bisogna cercare. Ora c’è la guerra: c’è molta confusione sia da parte nostra che da parte russa. E succede perfino che si trovi un corpo, i parenti lo seppelliscano e poi si scopra che quella persona è viva e prigioniera. Nella nostra esperienza è successo più di una volta.

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