I territori ucraini occupati dalla Russia: terrore e deportazioni di massa in Russia

Il discorso del 1° marzo del direttore del Gruppo di protezione dei diritti umani, Evhen Zakharov, alla seduta del Sottocomitato per i diritti dell’uomo dell’Europarlamento.
Evhen Zakharov27 Marzo 2023UA DE EN ES FR IT RU

Євген Захаров. Фото: Олександр Війчук Jevhen Sacharov. Foto: Oleksandr Vijtschuk Yevhen Zakharov (© Oleksandr Viichuk) Yevgen Zakharov. Foto: Olexander Viychuk Yevhen Zakharov. Photo : Oleksandr Viitchouk Evhen Zakharov. Foto: Oleksandr Vyjchuk Евгений Захаров. Фото: Александр Вийчук

Evhen Zakharov. Foto: Oleksandr Vyjchuk

La Russia ha iniziato una guerra su vasta scala per distruggere lo stato ucraino e tutti gli ucraini, chi lo protegge e lo sostiene. E per questo è stata scelta la strategia della terra bruciata: ogni città che si è opposta agli attacchi russi, già il secondo giorno ha subito bombardamenti e attacchi aerei contro la popolazione civile e gli oggetti civili. Questo ha portato alla morte e al ferimento di decine di migliaia di civili, alla distruzione di decine di migliaia di edifici, milioni di rifugiati e immigrati interni.

L’attività nei territori occupati dalla Russia aveva lo scopo di eliminare gli ucraini consapevoli, di intimidire tutti gli altri, e di costringere alla partenza verso la Russia o ad abbandonare sul posto i residenti leali alla Russia. Questa strategia coincide completamente con la divisione degli ucraini in quattro gruppi, stabiliti, come sostengono gli studiosi, dai servizi di controspionaggio russi:

  • soggetti a eliminazione fisica/distruzione;
  • che necessitano di repressione e intimidazione;
  • chi si può indurre a collaborare;
  • chi è pronto a collaborare.

Nell’occupazione, si trovano sotto attacco soprattutto gli ex militari, che erano nelle forze armate negli anni 2014 — 2021, poliziotti, guardie di frontiera, soccorritori, nonché dipendenti delle autorità statali e dei governi locali, deputati dei consigli locali, personaggi pubblici, imprenditori, giornalisti, sacerdoti. L’impressione è che i rappresentanti delle truppe di occupazione avessero in anticipo gli elenchi di tali persone. Questi li hanno rapiti, e sono scomparsi senza lasciare traccia, oppure li hanno detenuti illegalmente e poi tenuti in luoghi di detenzione, di solito non ufficiali e il più delle volte assolutamente inadatti alla detenzione, che si può classificare come torture da condizioni di detenzione. Inoltre, hanno impiegato torture crudeli sui prigionieri, cercando di estorcere loro le informazioni necessarie o di costringerli a collaborare. Nella regione di Khar’kiv, a Izjum, a Kupyans'k, a Balakliya, a Vovchans'k e in altri luoghi, dopo la liberazione sono state trovate 25 camere di tortura di questo tipo, dove hanno seviziato le persone. La descrizione di alcune di queste camere di tortura e le testimonianze delle vittime si possono trovare sul sito web del Gruppo di protezione dei diritti umani di Khar’kiv (GPDU).

Gli avvocati del GPDU, che si occupano dei casi di 26 vittime di torture, sanno bene come gli invasori cercano far crollare i prigionieri. In 111 casi, gli avvocati del GPDU cercano persone scomparse senza lasciare traccia, che è un compito molto difficile, poiché gli invasori nelle cosiddette Repubbliche Popolari di Doneck e Luhansk e le autorità russe non vogliono rivelare dove sono tenuti i detenuti. È noto, che dei 111 dispersi, 40 sono in arresto, e solo di due di loro si conosce l’indirizzo preciso.

Qual è la portata di questi crimini? La situazione all’8 marzo, nella banca dati dell’iniziativa “Tribunal for Putin”, registra 614 limitazioni illegali della libertà, compresi 18 di bambini, e 3639 persone sparite senza lasciare traccia, 118 delle quali minorenni. La maggior parte delle sparizioni sono nella regione di Khar’kiv, 2065 (86 bambini), nella regione di Kherson 537 (3 bambini), nella regione di Zaporizzya 434 (7 bambini), nella regione di Luhansk 310 (14 bambini).

La maggioranza schiacciante di queste sparizioni si può preliminarmente classificare come sparizione forzata, poiché tutti i tentativi dei parenti di trovare i dispersi si imbattono nel rifiuto di una risposta, oppure nell’affermazione, che l’ubicazione non è nota. La Croce Rossa Internazionale, nel migliore dei casi, può rispondere che la persona si trova in Russia, ma non chiarisce esattamente dove.

Questa enorme cifra di sparizioni — 3639 — è solo la punta dell’iceberg, in realtà il numero di sparizioni può essere considerevolmente maggiore. Al 7 febbraio di quest’anno, sono ricercati dallo Stato 19.635 persone scomparse, coniderando che non tutti i parenti degli scomparsi presentano alla polizia una richiesta di indagine.

Bisogna sottolineare, che la detenzione illegale sotto sorveglianza senza sentenza del tribunale e le sparizioni forzate con l’occultamento dell’ubicazione della persona costituiscono rozze violazioni dei diritti dell’uomo e possono essere preliminarmente classificati come cimini contro l’umanità.

Altro strumento di terrore contro la popolazione dei territori occupati è l’esportazione forzata in Russia: per motivi di sicurezza, perché ci sarà un’offensiva del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SSU) (come c’era e c’è nella regione di Kherson), oppure col pretesto di soccorso dalle azioni di guerra (com’è stato a Mariupol’), o in generale senza alcun motivo sensato. Ad esempio, perché i russi hanno portato via 2mila condannati dai luoghi di detenzione, e diverse centinaia di malati mentali?

Per non permettere l’ingresso in Russia agli ucraini a lei sleali, tutti quelli che vanno in Russia devono passare la procedura di filtraggio.

Il filtraggio è un processo forzato, non regolato, di accertamento dei dati personali delle persone detenute, dei loro contatti sociali, delle opinioni e del rapporto con lo stato-invasore, della loro sicurezza per l’autorità o per i servizi di sicurezza dello stato-invasore, e anche la loro prontezza e consenso alla collaborazione con l’autorità o con i servizi di sicurezza dello stato-invasore.

Il filtraggio avviene in due fasi. Nella prima fase, l'intero flusso di profughi deve passare il controllo dei documenti, il rilevamento delle impronte digitali e un primo colloquio nei cosiddetti punti di filtraggio. Questa tappa può durare da alcune ore a diversi giorni, secondo la lunghezza della fila nel punto di filtraggio. Grande attenzione nel far questo è rivolta agli uomini, in particolare, in età militare, che vengono interrogati in modo particolarmente acurato, a volte con l’uso della violenza. Gli ispettori cercano di scoprire se una persona ha partecipato in precedenza alle forze armate, alle forze dell'ordine, alle guardie di frontiera, e agli altri organi dell’autorità statale e del governo locale; alle donne viene chiesto dove si trovano i loro mariti, se non fanno parte dell’esercito, a tutte vengono controllati i telefoni, per cercare scritte o melodie filo-ucraine. In presenza di sospetta infedeltà alla Russia, le persone vengono detenute, separando le famiglie, perfino la madre dal figlio.

I detenuti sotto scorta vengono inviati per un ulteriore approfondito filtraggio 30 giorni nei campi di filtraggio, luoghi di reclusione, di norma non ufficiali, dove le condizioni di detenzione sono estremamente negative: sovraffollamento, malnutrizione, spesso niente accesso ad acqua, illuminazione, servizi igienici, aria fresca, e assenza di accesso alle cure mediche. Qui gli interrogatori si conducono con la partecipazione degli ufficiali del FSB, con l'uso della violenza, di vari tipi di tortura e perseguono lo stesso obiettivo: far crollare l’individuo, ottenere l’ammissione di lealtà alla FR. Chi supera questa seconda tappa di filtraggio viene rilasciato dopo 30 giorni e può andare in Russia. Chi non supera la seconda tappa di filtraggio scompare senza lasciare traccia e non si sa nulla della sua sorte. Esiste la versione, secondo la quale queste persone sono condannate dai tribunali russi “per opposizione all'operazione militare speciale” (così in Russia chiamano questa guerra), si conosce almeno un caso di questo tipo.

Non possiamo indicare il numero di persone finite nei campi di filtraggio e il numero di quelle rilasciate da questi, non conosciamo tali dati. Nel complesso, secondo le varie stime, nel 2022 tra i 2 e i 2,7 milioni di ucraini si sono trasferiti dall'Ucraina in Russia. La maggioranza delle famiglie se ne sono andate perché costrette, non gli era stata concessa la possibilità di trasferirsi in luoghi più sicuri in Ucraina.

È difficile anche dire quale parte dei rifugiati dall’Ucraina abbia abbandonato la Russia. Bisogna osservare, che in questo sono stati molto supportati dagli attivisti per i diritti umani e dai volontari russi, che hanno aiutato gli ucraini a partire per l'Europa anche senza i documenti necessari, superando tutti gli ostacoli e le resistenze delle autorità russe a rilasciarli.

Voglio concludere questo testo con parole di ringraziamento per questi russi coraggiosi.

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