Persone scomparse: regione di Zaporizhzhia (24 febbraio – 18 giugno 2022)

Il Gruppo per la difesa dei diritti umani di Сharkiv (СhPG) ha iniziato una serie di pubblicazioni dedicate all’analisi delle informazioni raccolte nell’ambito dell’iniziativa T4R su possibili crimini internazionali commessi a partire dal 24 febbraio 2022. Il primo articolo è dedicato alle persone scomparse e alle sparizioni forzate nella regione di Zaporizhzhia.
Yulia Poleсhina, Evhen Zacharov23 Agosto 2022UA DE EN ES FR IT RU

Фото: Raggedstone, Shutterstock Foto: Raggedstone, Shutterstock Image by Raggedstone, Shutterstock Foto: Raggedstone, Shutterstock Photo : Raggedstone, Shutterstock Фото: Raggedstone, Shutterstock

Immagine: Raggedstone, Shutterstock

Secondo l’articolo 2 della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata, alla quale l’Ucraina ha aderito nel giugno 2015, “la sparizione forzata si configura nel caso di arresto, detenzione, sequestro o privazione della libertà in qualsiasi altra forma, effettuata dai rappresentanti dello Stato o da persone o gruppi di persone che agiscono con il permesso, con l’appoggio o il consenso dello Stato, con successivo rifiuto di riconoscere il fatto di privazione della libertà o occultamento dei dati sul destino o sulla ubicazione della persona scomparsa, da cui risulta che la persona è lasciata senza la protezione della legge”. Secondo il diritto internazionale, la sparizione forzata è un crimine e, se questa  pratica è diffusa o sistematica, si configura anche un crimine contro l’umanità. Secondo il comma 2 dell’art. 1 della Convenzione, “la sparizione forzata non può essere giustificata in nessuna circostanza eccezionale di qualsiasi natura, sia essa uno stato di guerra o una minaccia di guerra, instabilità politica interna o altra situazione di emergenza straordinaria”.


Nella fase precedente della guerra russo-ucraina, dal 2014 al 2018, ChPG ha documentato 4.649 casi di sparizioni, principalmente nel corso dei combattimenti nell’Ucraina orientale. Tra gli scomparsi ci sono 3.135 uomini, 645 donne, 239 bambini, ed altre 630 persone delle quali non è stato stabilito il genere per mancanza di informazioni. Alla data di 30 luglio 2018 sono state trovate 3.484 persone, il destino di 1.165 è sconosciuto. Il database ChPG contiene informazioni su 983 casi di sparizione di civili e 843 casi di sparizione di membri di gruppi militari legittimi nel 2014, nel 2015 - 361 civili e 216 militari, nel 2016 - 178 civili e 19 militari. Nel 2017, 2018 e nel primo semestre del 2019 abbiamo registrato e inserito nel database le sparizioni di 40 civili e 22 militari. In totale, 621 casi possono essere classificati come sparizioni forzate, quando dopo la detenzione le vittime della sparizione forzata erano private della protezione della legge e della comunicazione con i loro parenti. Inoltre queste persone hanno subito vari tipi di soprusi che si possono configurare come crimini internazionali: omicidio, tortura, privazione della dignità umana, detenzione illegale.

Fin dai primi giorni dallo scoppio della guerra su vasta scala, le forze armate russe hanno effettuato diverse operazioni, la maggior parte delle quali si configura come sparizioni forzate. Sino al 23 giugno 2022, nel database dell’iniziativa T4R sono state documentate in totale 1.625 vittime di sparizioni, inclusi: 800 nella regione di Charkiv, 399 a Cherson, 236 a Luhansk, 136 a Zaporizhzhia e 54 in altre regioni. Secondo una stima preliminare, 510 casi sono classificati come sparizioni forzate, di cui 77 nella regione di Charkiv, 268 nella regione di Cherson, 26 nella regione di Luhansk, 111 nella regione di Zaporizhzhia e 28 in altre regioni. Dunque nei primi 120 giorni della guerra, il numero delle sparizioni qualificate in modo preliminare come “forzate”, secondo i dati di cui disponiamo, è già pari a quello degli otto anni della fase precedente della guerra.

I casi di sparizioni forzate o sequestri di civili, documentati ripetutamente dal 24.02.2022, sono verosimilmente indicativi di una violazione dell’articolo 34 (IV) della Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra del 12.08.1949 e dell’articolo 75 del Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali (Protocollo 1) del 08.06.1977. In presenza di un numero consistente e critico di sparizioni forzate, esse si qualificano come un crimine contro l’umanità ai sensi dell’articolo 7 (1) (i) dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale. Secondo la legislazione nazionale, tali azioni sono qualificate come privazione illegale della libertà o rapimento (articolo 146 del Codice penale ucraino) o sparizione forzata (articolo 146-1 del Codice penale ucraino).

Esaminiamo ora le sparizioni nella regione di Zaporizhzhia, accadute principalmente nei territori temporaneamente occupati della regione. Tra le categorie di persone scomparse ci sono prevalentemente :

Veterani delle forze di Operazione Antiterroristica/Forze militari unite, invalidi di guerra, soccorritori, poliziotti e ex-collaboratori dei Servizi di Sicurezza dell’Ucraina

17

13%

Deputati dei consigli locali, rappresentanti degli organi di gestione locale

26

19%

Attivisti civili, volontari, partecipanti e organizzatori delle manifestazioni pro-ucraine

21

15%

Giornalisti

8

6%

Medici

2

1%

Sacerdoti

5

4%

Semplici cittadini

49

36%

Insegnanti

7

5%

Bambini

1

1%

La maggioranza preponderante degli scomparsi sono semplici cittadini, non personaggi famosi, perciò mancano informazioni su di loro. È impossibile ricostruire la biografia  di queste persone, così come è ignoto il loro mestiere e non è chiaro a quale categoria appartengono.

Nello stesso tempo, dall’inizio dell’invasione, le forze di occupazione della Federazione Russa hanno perseguito una politica di rapimenti forzati di deputati e rappresentanti degli organi dell’amministrazione locale al fine di ottenere velocemente il controllo sui territori ucraini e fare pressione sulle comunità occupate.

Окупанти взяли в заручники батька мелітопольської журналістки Світлани Залізецької, щоб отримати контроль над її сайтом (батька вже звільнили). Фото: сайт НСЖУ Die Besatzer haben den Vater der Journalistin Svetlana Salisetskaja (Melitopol) als Geisel genommen, um die Kontrolle über ihre Website zu bekommen (der Vater wurde bereits freigelassen). Foto: Website NSJU The invaders took the father of Melitopol journalist Svitlana Zalizetska as a hostage to gain control of her website (her father has already been released), photo: UJU Los ocupantes tomaron como rehén al padre de la periodista de Melitopol, Svitlana Zalizetska, para controlar su sitio web (el padre ya ha sido liberado). Foto: sitio web del Sindicato de periodistas nacional Les occupants ont pris en otage le père de Svetlana Zalizetskaya, journaliste à Melitopol, afin de prendre le contrôle sur son site. (Son père a été libéré par la suite). Photo : site de l’Union Nationale des Journalistes Ukrainiens Оккупанты взяли в заложники отца мелитопольской журналистки Светланы Зализецкой, чтобы получить контроль над ее сайтом (отца уже освободили). Фото: сайт НСЖУ

Gli arresti di giornalisti, volontari, attivisti civili, avvocati e partecipanti attivi delle manifestazioni filo-ucraine fanno parte della “caccia ai dissidenti” necessaria per distruggere rapidamente la struttura sociale nei territori temporaneamente occupati.

Ecco il racconto delle sevizie a cui è stato sottoposto l’attivista per i diritti umani e giornalista P.: “Aspettavo il mio turno, pensando cosa sarebbe successo a me se trattano così anche le persone comuni. Durante la perquisizione, i russi hanno trovato sul mio telefono un messaggio audio: “Preferirei morire piuttosto che vivere sotto quei russi di m***”. Ai russi non era piaciuto, si sono arrabbiati. Mi hanno portato al 4° piano, hanno fatto partire quel messaggio e mi hanno colpito allo stomaco. Poi mi hanno fatto una grande lezione di “storia”, raccontando che la Rus’ Kievana faceva parte dell’Impero russo. In generale dicevano sciocchezze incoerenti e accusavano gli ucraini di essere fascisti, nazionalisti che bombardano il Donbass da 8 anni. Anche se il messaggio audio non era mio non mi hanno creduto. Mi hanno bendato e hanno cominciato a discutere di cosa fare di me:  proponevano di buttarmi giù dal terzo piano. Mi hanno portato in una stanza con le finestre rotte, mi hanno picchiato sulle gambe per farmi cadere, tenendomi per la collottola con una mano.”

È importante ribadire che il numero dei casi documentati cresce ogni giorno e il numero effettivo delle scomparse è molto più alto. È importante evidenziare, che i civili scomparsi possono essere suddivisi orientativamente nelle seguenti categorie in base alla durata della scomparsa:

Detenuti in prigionia da pochi giorni a 2 settimane

34

25%

Detenuti in prigionia da 2 settimane ad un 1 mese

6

4%

Persone di cui non abbiamo più notizie dopo la sparizione

95

70%

Uccisi

1

1%

La stragrande maggioranza delle persone liberate dopo il sequestro hanno presumibilmente subìto abusi psicologici e fisici.

Dai dati ottenuti si può concludere che, dopo il rapimento, la stragrande maggioranza delle vittime non si mette in contatto con i parenti, i quali non hanno notizie sul luogo di prigionia, sullo stato di salute, sulle motivazioni del sequestro e sulle condizioni di detenzione. La ricerca degli scomparsi da parte di amici e parenti è resa faticosa dell’assenza di informazioni.

Ірина Дубченко, запорізька журналістка. Фото: ІМІ Irina Dubtschenko, Journalistin aus Zaporizhzhia. Foto: IMI Iryna Dubchenko, a journalist from the UNIAN news agency in Zaporizhia, hid a wounded Ukrainian serviceman at her home during the occupation. Someone reported: the woman was taken to the Donetsk region and held captive for two weeks, photo: IMI Iryna Dubchenko, periodista de Zaporizhzhia, foto: IMI Irina Dubchenko, journaliste de Zaporijjia Ирина Дубченко, запорожская журналистка. Фото: ИМИ

Una grande percentuale dei sequestri documentati riguarda detenzioni fino a due settimane. Probabilmente, questo periodo è sufficiente per attuare i piani degli occupanti riguardanti questa persona in concreto, e decidere se rilasciarla o se detenerla ulteriormente in prigionia. Ci sono anche informazioni e casi documentati di persone detenute a scopo di riscatto. I casi di sequestro a tal scopo sono stati registrati nelle città di Melitopol e Tokmak e nella regione di Zaporizhzhia. A tutti gli appelli dei residenti locali che chiedono informazioni sul sequestro dei loro parenti, gli occupanti rispondono più o meno così: “Venite di persona, non possiamo discutere questioni del genere al telefono”. Una volta arrivati, ai parenti viene comunicato il “prezzo”. Secondo i Servizi di sicurezza dell’Ucraina, l’importo per il “ritorno alla vita normale” dipende dal reddito della famiglia e varia da 10.000 a 30.000 USD.

Le circostanze in cui una persona viene fermata variano, e possono essere suddivisi nelle seguenti categorie:

dall’abitazione principale o dalla casa di campagna

42

31%

dal luogo di lavoro

19

14%

durante le manifestazioni

4

3%

al posto di blocco

12

9%

per strada

6

4%

in circostanza ignote

53

39%

La stragrande maggioranza dei detenuti è stata fermata in circostanze sconosciute. Tracciare il destino di queste persone è molto difficile, vista l’assenza di testimoni e informazioni sui possibili motivi della detenzione. Durante tali detenzioni, le persone sembrano scomparire: per molto tempo (addirittura fino a un mese) i parenti non hanno informazioni sul luogo di detenzione e sul loro stato di salute.

Testimonianza della moglie del detenuto M.: “Mio marito non  faceva  altro che eseguire il suo lavoro, aiutava la gente, è andato a lavorare tutti i giorni per risolvere questioni importanti per gli abitanti della città. Faceva tutto il possibile per mantenere l’ordine in città e far funzionare i servizi. So che non avrebbe mai accettato di collaborare con gli occupanti. Da marzo non so nulla di lui, né dove si trova, né come sta: è semplicemente scomparso.”

Ci sono casi documentati di deliberate menzogne da parte dei rappresentanti delle forze di occupazione in merito al luogo di detenzione. Secondo le testimonianze di persone detenute o trattenute insieme alle persone scomparse, le forze di occupazione negano ufficialmente di detenere una certa persona. Questa è una delle forme di tortura psicologica nei confronti dei parenti che stanno cercando un familiare rapito. Nascondere la detenzione di qualsiasi persona è una totale violazione delle garanzie della sua libertà e integrità personale (vedi Kurt vs. Turchia, № 24276/94).

La madre del detenuto M. racconta: “Sono disperata, non so cosa fare: so che mio figlio è in Crimea, ma oggi ho ricevuto una comunicazione dalla cosiddetta Amministrazione del servizio penitenziario federale della Repubblica di Crimea e della città di Sebastopoli, in cui dicono che mio figlio non c’è e non c’è mai stato. Perché stanno nascondendo le informazioni?”

Un’alta percentuale di sequestri avviene nelle abitazioni delle vittime. Dalla nostra analisi è emerso che tali arresti sono di natura complessa, in quanto associati a perquisizioni, intimidazioni dei familiari, distruzione di beni di proprietà, sequestro di oggetti di valore e attrezzature.

Подружжя Кобченків викрали з власної оселі у селі Велика Білозірка. Фото: Форпост Die Eheleute Kobtschenko wurden aus ihrem Wohnhaus im Dorf Velikaja Belosjorka entführt. Foto: Forpost The Kobchenkos were abducted from their home in the village of Velyka Bilozirka, photo: Forpost Los esposos Kobchenko fueron secuestrados de su casa en la aldea de Velyka Bilozirka, foto: Forpost Les époux Kobchenko ont été enlevés à leur domicile, dans le village de Velyka Bilozerka. Photo : Forpost Супруги Кобченко были похищены из собственного дома в селе Великая Белозёрка. Фото: Форпост

Gli arresti sul luogo di lavoro sono accompagnati da perquisizioni, sequestri di documentazione e intimidazioni dei colleghi. Durante gli arresti in strada, di solito, secondo i casi documentati, il fermo è stato accompagnato da percosse, azioni violente da parte di rappresentanti delle autorità occupanti.

Ai posti di blocco arrestavano principalmente i volontari che assistevano chi voleva andar via e i cittadini comuni che cercavano di lasciare i territori temporaneamente occupati.

“Mentre tornavamo alla ricerca di un nuovo itinerario, c’erano degli orchi ai posti di blocco. Hanno urlato, ci hanno costretti a scendere dalle macchine, ci hanno minacciato di fucilazione. Si è capito poi che i russi pensavano che fossimo spie provenienti dalla parte ucraina, anche se non abbiamo nemmeno raggiunto quella zona. Ci è stato detto di far scendere la macchina in un fosso, l’abbiamo fatto. Due militari si sono fermati accanto a noi, hanno alzato in aria delle granate e hanno detto: “Se qualcuno in macchina si muove, fa un movimento brusco, o abbassa le braccia, lanceremo una granata sotto la macchina”. Ci controllarono e forse si sono resi conto che non eravamo spie. Ma hanno detto che avevamo troppe cose e che ci sarebbe voluto molto tempo per perquisirci, quindi ci hanno detto di seguirli”. Così descrive l’arresto al posto di blocco il giornalista e attivista per i diritti umani P.

Il fermo durante le manifestazioni è stato registrato in diversi casi:  riguardava principalmente gli organizzatori e i partecipanti attivi. Purtroppo, non è stato possibile rintracciare i fermi di massa dei manifestanti.

Non ci sono informazioni sulla presenza dei cosiddetti “campi di filtrazione” nei territori temporaneamente occupati della regione di Zaporizhzhia.

Secondo le informazioni di Oleksandr Staruch, Capo del dipartimento di polizia del distretto di Zaporizhzhia, sono segnalati 340 casi confermati di sequestri. Abbiamo così documentato il 40% dei casi di sparizioni ufficialmente registrate.

In futuro analizzeremo le sparizioni nelle regioni di Charkiv, Cherson, Lugansk e in generale in tutta l’Ucraina.

Condividere l'articolo