La Russia mette in piedi un nuovo processo contro un prigioniero ucraino già vittima di torture

Le accuse contro Hrygorij Sinčenko, Volodymyr Makarenko e Dmytro Palenko risultano davvero grottesche, tanto più che la Russia infligge torture a Sinčenko da molto prima dell’invasione su grande scala dell’Ucraina.
Halja Kojnaš 29 Dicembre 2025UA DE EN ES FR IT RU

Григорій Сінченко після попередніх тортур Hryhory Sinchenko after earlier torture Григорий Синченко после предыдущих пыток

Hrygorij Sinčenko, dopo aver subito violenze

Nel Tribunale militare russo del distretto meridionale di Rostov, già tristemente noto, è iniziato un nuovo “processo” contro tre prigionieri politici ucraini, che hanno già ricevuto condanne dai 18 ai 26 anni. Nonostante quasi sicuramente anche Dmytro Palenko e Volodymyr Makarenko hanno subito torture, particolare preoccupazione destano gli abusi subiti da Hrygorij Sinčenko, che dal 2019 subisce torture terribili, che almeno in un’occasione lo hanno messo in pericolo di vita.

Nell’ottobre 2025 è venuto alla luce che i tre uomini sono accusati di tentato “atto terroristico” nel Centro di detenzione preventiva di Rostov sul Don. Secondo l’accusa, nel luglio 2024 Dmytro Palenko, definito russo, sebbene originario della Crimea, avrebbe proposto a Volodymyr Makarenko e a Hrygorij Sinčenko di “partecipare ad un’attività criminale” ed entrambi gli ucraini avrebbero accettato. Palenko avrebbe pianificato “un atto terroristico” per il 4 novembre 2024, poi sventato. Tutti e tre sono accusati di aver pianificato atti terroristici e Sinčenko è accusato anche di “reclutamento”.

Dal 2014, l’FSB russo utilizza accuse di presunti atti terroristici o di sabotaggio sventati per perseguitare i prigionieri politici ucraini. Di solito, le accuse si basano su “confessioni” ottenute mentre i detenuti si trovano in isolamento, senza contatti col mondo esterno e senza possibilità di vedere un avvocato, oltre che su “prove” che per il FSB è facile produrre. Qualsiasi “processo” fondato su accuse contro le persone detenute nel SIZO è ancor più dubbio. È molto facile esercitare pressioni sui compagni di cella o corromperli perché forniscano false testimonianze. Non ci sono, dunque, possibilità di ottenere un processo equo e i tre uomini rischiano che le loro pene detentive, gia di per sé molto pesanti, vengano aumentate.

Dal progetto “Sostegno ai prigionieri politici Memorial” sappiamo che Dmytro Palenko (nato il 14.10.1976) è originario di Sebastopoli e si trova attualmente in un centro di detenzione preventiva in attesa dell’appello contro una condanna a 21 anni di reclusione in “regime speciale” con diverse accuse di “terrorismo” e di “tradimento dello Stato”. Viene definito russo, molto probabilmente perché la Federazione russa ha reso impossibile la vita nei territori occupati per chi non possiede la cittadinanza russa. Le informazioni sul suo primo “processo” sono assai esigue, ma sono sufficienti affinché Memorial lo abbia inserito nell’elenco delle possibili vittime di persecuzione politica.

Volodymyr Makarenko (nato il 30.07.1997), prigioniero di guerra ucraino e riconosciuto come prigioniero politico da Memorial, è in attesa dell’appello contro la sua condanna a 18 anni. È uno dei 15 uomini condannati il 17 ottobre 2025 a pene detentive molto lunghe sulla base di accuse di “terrorismo” profondamente ciniche. Tali accuse si basavano esclusivamente su un errore di giudizio del Tribunale militare del Distretto meridionale, che aveva dichiarato il battaglione Ajdar — integrato nelle Forze Armate ucraine dal 2015 — organizzazione terroristica. (leggi in dettaglio)

Hrygorij Sinčenko (nato il 11.05.1991) ha trascorso gran parte degli ultimi dieci anni in carcere, sia nella “Repubblica Popolare di Donec’k” (DNR) controllata dalla Russia, sia nella stessa Russia. È stato sottoposto a torture terribili, come testimoniava il suo aspetto durante la lettura della sentenza nel febbraio 2025.

Sinčenko è originario di Makeevka, cittadina occupata non lontana da Donec’k. Viveva a Cherson, ma nel 2016 era tornato nel territorio controllato dalla cosiddetta DNR, evidentemente per recuperare le sue cartelle cliniche. Si è unito a un gruppo partigiano che si opponeva alla sedicente Repubblica di Donec’k ed è stato catturato dall’MGB, il “Ministero di sicurezza di Stato della DNR” il 2 dicembre 2016. Lo hanno accusato di aver fatto esplodere alcuni chioschi di sigarette e lo hanno sottoposto a torture brutali, tra cui scosse elettriche, soffocamento, percosse, e lo hanno anche lasciato appeso alle manette per diverse ore. Sua madre, Tetyana Hulevska, ha riferito che lo hanno picchiato così violentemente da causargli uno pneumotorace e da metterlo in pericolo di vita. È stato rilasciato durante lo scambio di prigionieri del 27 dicembre 2017, ma in seguito è tornato nuovamente nei territori della DNR.

È stato nuovamente catturato nell’ottobre 2019 con l’accusa di aver partecipato all’attentato alla torre radio di Donec’k del 27 ottobre 2019. Secondo quanto riportato, si trattava chiaramente di un’azione partigiana. Il video dell’esplosione è stato pubblicato su YouTube insieme a un ultimatum che recitava: “questo è stato fatto per attirare l’attenzione sulle torture disumane che avvengono nelle cantine dell’MGB. I maltrattamenti e l’utilizzo di corrente elettrica sugli arti dei detenuti sono diventati la norma nelle “repubbliche popolari”. Il popolo del Donbas deve scendere in piazza contro queste torture, altrimenti la repubblica fascista rimarrà senza comunicazioni”. Nel settembre 2020, Hrygorij Sinčenko è finito nell’ospedale carcerario di una Donec’k occupata. Ha tentato di tagliarsi le vene in segno di protesta contro le torture inflittegli per indurlo a rinunciare a un avvocato e a estorcergli false “confessioni”.

Dopo l’invasione russa su larga scala, Sinčenko è stato “mandato a processo” presso il Tribunale militare del Distretto meridionale a Rostov, conformemente alla legislazione russa.w

È significativo che il primo caso contro il giovane ucraino fosse stato aperto nel novembre 2019 ai sensi di un articolo del cosiddetto codice penale della DNR. Appena la Federazione russa ha gettato la maschera e ha iniziato a “sottoporre a giudizio” Sinčenko secondo la propria legislazione, il numero di accuse è aumentato all’inverosimile, fino raggiungere il numero record di 47 ai sensi del Codice Penale russo. Tra queste: “spionaggio” in favore del Servizio di Sicurezza ucraino (SBU), 15 accuse di detenzione illegale di armi ed esplosivi, 12 di preparazione di esplosivi, sei accuse di sabotaggio e una di tentato sabotaggio; nonché tre accuse di tentato omicidio nei confronti di rappresentanti delle forze dell’ordine.

Questa straordinaria escalation di accuse è avvenuta mentre Sinčenko era detenuto, o nella regione del Donec’k occupata dalla Russia o in Russia, incluso il periodo in cui si trovava nel centro di detenzione preventiva n. 2 di Taganrog, tristemente noto per le torture particolarmente brutali e il trattamento disumano riservato ai civili ucraini e ai prigionieri di guerra.

Il “processo” si è svolto davanti a un collegio composto da tre “giudici” russi, presieduti dal “giudice” Vjačeslav Alekseevič Korsakov. Quest’ultimo era già stato coinvolto in casi di persecuzioni e lunghe condanne ai tatari di Crimea e ad altri prigionieri politici ucraini. Il 19 marzo 2025 Hrygorij Sinčenko è stato condannato a 26 anni di reclusione in un carcere di massima sicurezza, con i primi cinque anni da scontare in prigione, una delle peggiori strutture penitenziarie russe. Sinčenko, detenuto in Russia dal 2019, è stato inoltre multato per 200.000 rubli.

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