Rusky Tyshky: bombe al fosforo bianco, autocarri con lavatrici e cadaveri di russi abbandonati

“…Vedo tutto questo e non riesco a capire come una persona sana di mente possa farlo. Che cosa ho fatto alla Russia? Qui avevamo certi pini! Una tale aria! Hanno bruciato tutto! ”, Alla Korzuryna mostra la distruzione nel suo villaggio natale.
Iryna Skachko13 Gennaio 2023UA DE EN ES FR IT RU

Руські Тишки, вулиця Джерельна © Оксана Комарова Ruski Tyschky, Dzherelnaja Straße © Oksana Komarova Ruski Tyshki, Dzherelnaya Street © Oksana Komarova Ruski Tyshky, calle Dzherelna © Oksana Komarova Ruski Tyshky, rue Djerelna © Oksana Komarova Rusky Tyshky, via Dzherel’na © Oksana Komarova Русские Тишки, улица Джерельная © Оксана Комарова

Rusky Tyshky, via Dzherel’na © Oksana Komarova

Nella regione di Khar’kiv ci sono due villaggi che si chiamano Tyshky: Rusky e Cherkasky. Sono uno accanto all’altro. La parola “Rusky” non evoca particolari sentimenti nei russi. Entrambi i centri abitati sono stati colpiti: gli occupanti sono arrivati qui già nel pomeriggio del 24 febbraio. E da allora per più di due mesi hanno continuamente bombardato Khar’kiv. Verso 6 maggio si sono ritirati al di là del fiume e da lì hanno già iniziato a colpire Tyshky. Entrambi. Per quattro mesi qui c’è stata la prima linea.

© Оксана Комарова © Oksana Komarova “People and children live here” © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Оксана Комарова

© Oksana Komarova

78 spari di fila dai razzi “Grad” verso Khar’kiv

“…Vedo tutto questo e non riesco a capire come una persona sana di mente possa farlo. Che cosa ho fatto alla Russia?”, Alla Korzuryna mostra la distruzione nel suo villaggio natale. “Qui avevamo certi pini! Una tale aria! Hanno bruciato tutto! Ho cinque nipoti, dove giocheranno, dove torneranno?”.

Алла Корзуріна, Руські Тишки © Ірина Скачко Alla Korsurina. Ruski Tyschky © Iryna Skatschko Alla Korzurina © Iryna Skachko Alla Korzuryna, Ruski Tyshky © Iryna Skachko Alla Korzourina, Ruski Tyshki © Irina Skatchko Alla Korzuryna, Rusky Tyshky © Iryna Skachko Алла Корзурина, Русские Тишки © Ирина Скачко

Alla Korzuryna, Rusky Tyshky © Iryna Skachko

La pineta lungo via Dzherel’na è triste e nera. I genieri procedono lentamente tra alberi bruciati e spezzati.

До війни тут гуляли діти © Оксана Комарова Vor dem Krieg haben hier Kinder gespielt © Oksana Komarova Children played here before the war © Oksana Komarova Antes de la guerra, aquí solían jugar los niños © Oksana Komarova Avant la guerre, les enfants jouaient ici © Oksana Komarova Prima della guerra qui giravano i bambini © Oksana Komarova До войны здесь гуляли дети © Оксана Комарова

Prima della guerra qui giravano i bambini © Oksana Komarova

Alla, passando attorno alle buche ricoperte di calcinacci (i crateri causati dalle granate), ci porta a casa sua, mutilata dai bombardamenti.

“Qui c’erano degli obici, veicoli coperti enormi, con le munizioni. Qui hanno caricato i razzi “Grad” e fatto fuoco”, mostra la donna. “I cannoni si trovavano proprio dietro gli orti. Le buche sono state scavate con gli scavatori e da lì queste enormi canne hanno fatto fuoco su Khar’kiv. Oddio, ho pensato, 78 spari di fila dai razzi “Grad”, senza interruzione... 43 colpi di cannone di fila... Mi chiedo, dove mai state sparando? Là ci sono persone, bambini.

Будинок Алли Корзуріної © Оксана Комарова Alla Korsurinas Haus © Oksana Komarova Alla Korzurina’s house © Oksana Komarova Casa de Alla Korzurina © Oksana Komarova La maison d’Alla Korzourina © Oksana Komarova La casa di Alla Korzuryna © Oksana Komarova Дом Аллы Корзуриной © Оксана Комарова

La casa di Alla Korzuryna © Oksana Komarova

“Che reparti russi erano stanziati nel villaggio?”

“All’inizio c’erano ragazzi giovani. Uno diceva “Sono di San Pietroburgo. Ho 19 anni. Ho un fratello a Khar’kiv e mi costringono a sparare lì”. Poi c’erano già i collaboratori di Luhansk e i ceceni di Kadyrov. I controlli ci sono stati due volte. Cercavano qualcosa nelle cantine, nelle case, nelle soffitte...”

© Оксана Комарова © Oksana Komarova Abandoned Russian equipment © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Оксана Комарова

© Oksana Komarova

I russi si sono ritirati all’inizio di maggio. Ma non lontano, nel bosco oltre il fiume.

“Gli occupanti ci dicevano che il 9 maggio sarebbe finito tutto. Abbiamo aspettato. Io, stupida, ci credevo! La mattina del 6 maggio ci siamo alzati, e qui non c'era nessuno: era vuoto. Il 7 maggio è arrivata l'Ucraina. Ci hanno detto: “Siamo di Ternopol’, avrete l’elettricità”. Ci siamo così rallegrati, abbiamo pensato che ormai fosse tutto finito. Ma è venuto fuori che non era ancora iniziato. Era solo la nostra unità di esplorazione. Sono andati via da qualche parte. E subito il 9 maggio pomeriggio iniziarono i bombardamenti! Abbiamo trascorso due giorni nella cantina dei nostri compari. Giorno e notte! Non potevamo uscire nemmeno per dar da mangiare alle galline. Appena aprivi la porta bombardavano di nuovo. I russi si sono ritirati oltre il fiume. Ecco, vedete i pini che diventano verdi. Stavano lì. E da lì ci hanno colpiti. La difesa territoriale ci ha portato via. Noi siamo partiti il 12 maggio, i compari il 14. Di notte hanno distrutto la casa davanti ai loro occhi. Hanno bombardato dagli elicotteri… Qui non c’era quasi più nessuno, e loro bombardavano le persone! Non riesco proprio a crederci”.

Alla Korzuryna racconta che, ritritandosi, i militari russi hanno colpito, prima i luoghi in cui in precedenza erano dislocati. In particolare, la scuola locale. Inoltre, in quel momento i militari ucraini nel villaggio ancora non c’erano.

У місцевому ліцеї росіяни спочатку жили, а після відступу намагалися зрівняти із землею © Оксана Комарова Die Russen hatten sich zunächst in der örtlichen Schule untergebracht. Nach dem Abzug versuchten sie, sie dem Erdboden gleich zu machen. © Oksana Komarova The Russians first lived in the local school; after they withdrew, they tried to raze it to the ground © Oksana Komarova Al entrar, los rusos se instalaron en el colegio local, y después de su retirada intentaron destruirlo © Oksana Komarova Les Russes ont d’abord vécu dans le lycée du village, et après leur retraite, ils ont essayé de le raser © Oksana Komarova Inizialmente i russi vivevano nel liceo locale, ma dopo la ritirata hanno cercato di raderlo al suolo © Oksana Komarova В местном лицее россияне сначала жили, а после отступления пытались сравнять его с землёй © Оксана Комарова

Inizialmente i russi vivevano nel liceo locale, ma dopo la ritirata hanno cercato di raderlo al suolo © Oksana Komarova

I russi hanno abbandonato il villaggio senza nemmeno portar via i corpi dei loro morti.

“Qui, tra i pini, hanno abbandonato i loro soldati russi, stavano lì... C'era una puzza! Non si poteva respirare. Una volta il marito di mia sorella si è intrufolato per prendere qualcosa da casa mia. Diceva che non era possibile respirare”.

Ліс, де росіяни покинули своїх загиблих © Оксана Комарова Der Wald, in dem die Russen ihre getöteten Kameraden zurückließen © Oksana Komarova The wood where Russians abandoned their dead © Oksana Komarova El bosque donde los rusos dejaron a sus muertos © Oksana Komarova Les Russes sont partis en laissant leurs morts dans cette forêt © Oksana Komarova Il bosco dove i russi hanno lasciato i loro morti © Oksana Komarova Лес, где россияне бросили своих погибших © Оксана Комарова

Il bosco dove i russi hanno lasciato i loro morti © Oksana Komarova

“Nel mio cortile hanno portateo lavatrici da ogni luogo”

Lo strano amore degli occupanti proprio per questo tipo di elettrodomestico ha trovato conferma nel cortile di Serhij Serdyuk, dove decine di “carcasse” e cestelli di lavatrici sono state ammucchiate in una catasta, letteralmente come resti di animali uccisi.

“... Hanno rubato queste lavatrici ovunque nel villaggio e le hanno portate qui”, racconta Serhij.

У будинку Сергія Сердюка окупанти влаштували базу © Ірина Скачко Im Haus Serhij Serdjuks hatten die Besatzer einen Stützpunkt eingerichtet © Iryna Skatschko The invaders used Sergiy Serdiuk’s home as a base © Iryna Skachko En la casa de Sergiy Serdyuk los ocupantes instalaron su base © Iryna Skachko Les occupants avaient installé leur base dans la maison de Serhiy Serdiouk © Irina Skatchko A casa di Serhij Sierdyuk gli occupanti hanno allestito una base © Iryna Skhachko В доме Сергея Сердюка оккупанты устроили базу © Ирина Скачко

A casa di Serhij Sierdyuk gli occupanti hanno allestito una base © Iryna Skhachko

Lui mostra sul telefono quanto il suo cortile una volta fosse confortevole. Proprio per questo, probabilmente, i russi hanno scelto casa sua per la loro base.

“Siamo partiti da qui quasi subito”, racconta il proprietario. “A marzo hanno fatto irruzione in casa. All'inizio ci vivevano solo “orchi”, poi sono andati via, e sono entrati altri. Hanno portato via tutto: frigoriferi, lavatrici, ogni cosa, la vasca, i letti, tutto dal garage. I vicini dicono che due camion Kamaz hanno raccolto e portato via tutto quello che potevano… Hanno smistato qui e portato via anche con i Kamaz le lavatrici rubate alla gente. Dopo la casa è stata colpita e un cumulo di cestelli è tutto ciò che è rimasto degli apparecchi che non erano ancora stati portati via.

Oltre alle lavatrici rotte, i russi hanno lasciato dietro di sè sporcizia, barattoli di cibo in scatola, cibi essiccati russi. Serhij ha trovato per caso i suoi documenti della casa su un cumulo di immondizia dietro il recinto. I genieri hanno controllato il cortile di Serhij e ciò che restava della casa, e hanno consigliato di non andare nell’orto, è pericoloso.

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© Oksana Komarova

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Quando i militari ucraini sono arrivati al villaggio, anche loro si sono stanziati nella cantina di Serhij. La posizione della casa, proprio al confine del villaggio, dietro si vedeva bene il posto dove gli occupanti si erani ritirati, la rendeva per i nostri soldati un avamposto particolare. Peraltro, estremamente pericoloso: qui hanno colpito molte volte, e un’automobile con medici militari è bruciata nel garage…

“Il 1 settembre ci hanno colpiti con una bomba al fosforo bianco”

“Il 24 febbraio io e mia moglie abbiamo sentito delle esplosioni. I carri armati sparavano. Già di giorno colonne di equipaggiamento militare russo andavano per il villaggio. Molti russi si sono stabiliti nella scuola. Il villaggio era quasi integro. E quando si sono ritirati, all'inizio di maggio, hanno iniziato a bombardarci pesantemente”. Viktor Mykhaylovych Semyachko è un ingegnere, ma ormai da 37 anni si occupa di agricoltura. Fa tutto da solo, ripara l'attrezzatura con le sue mani ed è in grado di costruire un capannone per il trattore.

Фермер Віктор Сім’ячко, Руські Тишки © Оксана Комарова Der Bauer Viktor Simjatschko, Ruski Tyschky © Oksana Komarova Farmer Victor Simyachko © Oksana Komarova Agricultor Víctor Semyachko, Ruski Tyshky © Oksana Komarova Viktor Simiatchko, agriculteur, Ruski Tyshki © Oksana Komarova L’agricoltore Viktor Semyachko, Rusky Tyshky © Oksana Komarova Фермер Виктор Семьячко, Русские Тишки © Оксана Комарова

L’agricoltore Viktor Semyachko, Rusky Tyshky © Oksana Komarova

“Ho una piccola fattoria. Ci lavoravamo solo io e mia moglie. Ma c'era profitto e pagavo le tasse”.

Durante l'occupazione, i russi hanno rubato all’agricoltore... un aratro a dischi.

“Il 24 aprile, a Pasqua, hanno preso il trattore, agganciato i dischi e sono andati via. Poichè la mia attrezzatura è vecchia, hanno dato un’occhiata e hanno visto che non c’era niente da prendere. Il nuovo aratro invece l’hanno preso”.

Per salvare la sua automobile dagli occupanti, Viktor l'ha danneggiata: ha tirato fuori la batteria e l’ha nascosta.

Віктор Михайлович каже, що його будинок згорів після обстрілів фосфорними снарядами © Ірина Скачко Viktor Simjatschko berichtet, dass sein Haus nach einem Angriff mit Phosphorbomben abgebrannt ist © Iryna Skatschko Victor’s house burned down after phosphorus bombs were fired into Tyshki © Iryna Skachko Víctor dice que su casa se quemó al ser bombardeada con proyectiles de fósforo © Iryna Skachko Viktor Mykhailovych explique que sa maison a brûlé après avoir été bombardée par des bombes au phosphore © Irina Skatchko Viktor dice che la sua casa è bruciata dopo i bombardamenti con proiettili al fosforo bianco © Iryna Skachko Виктор Михайлович говорит, что его дом сгорел после обстрелов фосфорными снарядами © Ирина Скачко

Viktor dice che la sua casa è bruciata dopo i bombardamenti con proiettili al fosforo bianco © Iryna Skachko

Adesso è rimasto poco della fattoria dal fiero nome “Falco”. Gli animali sono morti, le macchine distrutte, il grano di qualità rovinato, la casa è bruciata dopo i bombardamenti con proiettili al fosforo bianco.

“Il 17 giugno io e mia moglie ci siamo nascosti nel seminterrato. Ci sono stati 16 colpi vicino casa mia. In giardino, dietro il cortile. E poi è rimbombato in cortile. Siamo sgusciati fuori. Guardiamo: è stato distrutto il posto in cui conservavamo i semi. Le recinzioni — abbattute. Le finestre sono volate fuori casa. E dopo il bombardamento si è subito interrotto. Penso che ci fosse una specie di osservatore. Poiché 16 colpi sono passati accanto. Ma appena hanno colpito, hanno immediatamente smesso di sparare. Dopo i bombardamenti sono stati molto frequenti. È bruciato il granaio dove erano tenuti i maiali… Sono morte anche 110 galline ovaiole. Il 1 settembre a mezzanotte c'è stato un bombardamento con proiettili al fosforo bianco. Hanno colpito la casa e il secondo piano è andato a fuoco. Mia moglie diceva: “Perché l’illuminazione della nostra strada è accesa?”. Siamo scappati via da casa. Vediamo che il secondo piano brucia. Ho un generatore. L'ho avviato, sono riuscito ad accendere la pompa... Ma il vento era troppo forte. La casa è bruciata”.

Такими білими слідами (ймовірно це фософор) всіяна ферма “Сокіл” © Ірина Скачко Mit diesen weißen Spuren (vermutlich Phosphor) ist der Bauernhof „Sokol“ übersät © Iryna Skatschko Such white traces (probably phosphorus) were strewn over the Falcon Farm © Iryna Skachko La granja Sokol está salpicada con residuos blancos (probablemente de fósforo) © Iryna Skachko La ferme « Faucon » est parsemée de traces blanches (probablement du phosphore) © Irina Skatchko La fattoria “Falco” è disseminata di tracce bianche (probabilmente è fosforo) © Irina Skachko Такими белыми следами (вероятно, это фосфор) усеяна ферма “Сокол” © Ирина Скачко

La fattoria “Falco” è disseminata di tracce bianche (probabilmente è fosforo) © Irina Skachko

Ora Viktor vive a Khar’kiv dalla figlia, ma ogni giorno va a casa, si dà da fare, ripara, salva ciò che può ancora essere riparato: rattoppa i buchi nel trattore malconcio, copre il fienile dove sono conservati i resti dei semi di girasole di qualità con i pezzi di ardesia rimasti. Un mucchio d'orzo, umido all’aperto e sotto la pioggia, ha già messo germogli verdi.

© Оксана Комарова © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Oksana Komarova © Оксана Комарова

© Oksana Komarova

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