Ondate di terrore

Come la tattica degli attacchi russi nel 2025 complica il salvataggio dei civili.
Serhij Okunev24 Dicembre 2025UA DE EN ES FR IT RU

@ Cергій Окунєв

@ Serhij Okunev

Nel 2025 è stato stabilito il record di droni e missili lanciati dai russi contro le città ucraine situate nelle retrovie. Tra gennaio e novembre 2025 gli occupanti hanno già lanciato Shahed in quantità quattro volte superiore rispetto all’anno scorso. Oltre ad aumentarne il numero, il nemico utilizza anche una nuova tattica. Se nel 2023-24 gli allarmi aerei potevano durare 2-3 ore, e il loro picco non più di un’ora, adesso durano 10-12 ore, nelle città vicino al fronte molto più a lungo. Il nemico lancia droni e missili a più “ondate” durante la sera, la notte e la mattina presto, il che in sostanza porta ad attacchi senza sosta per un periodo prolungato contro alcune città.

Il picco di “ondate” si è registrato nell’estate del 2025, quando il nemico lanciava più di 700 droni per ogni attacco, in particolare contro la capitale. Negli anni passati una tale quantità di droni poteva colpire nel corso di un mese e per esempio nell’estate del 2024 ci sono stati circa dieci attacchi con un numero totale di mezzi di distruzione superiore a 500. Gli ultimi episodi di ottobre e novembre 2025 confermano che il nemico colpisce in modo consistente e prolungato.

Una simile tattica influisce non soltanto sull’efficienza dei sistemi di difesa antiaerea, ma anche sulla sicurezza dei civili. Oltre al fatto che gli abitanti di Kyiv e di altre città devono passare 8-10 ore nei rifugi — a volte anche 12 — quando i droni colpiscono obiettivi civili, il lavoro dei servizi di emergenza si complica notevolmente.

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Esempio lampante di tale problema è stato l’attacco del 17 giugno 2025, quando un missile nemico ha colpito una palazzina abitata nel quartiere Solom’jans’kyji e ha distrutto un intero pianerottolo e molti civili sono finiti sotto le macerie. I servizi operativi, in particolare la protezione civile, sono giunti sul posto pochi minuti dopo l’esplosione, quanto l’attacco aereo non era ancora finito e mentre i droni nemici continuavano a colpire lo stesso quartiere e a sorvolare la città per diverse ore.

In caso di distruzioni significative, crolli di costruzioni e piani, per procedere al salvataggio bisogna mobilitare subito soprattutto mezzi pesanti, gru, camion e autopompe. Tutto ciò deve essere fatto mentre l’attacco è in corso. Dopo che in diverse occasioni membri della protezione civile sono stati colpiti, il servizio ha introdotto un protocollo secondo cui gli operatori sul posto devono ricevere dal quartier generale informazioni sui punti verso cui sono indirizzati i vari corpi aerei. Se essi si avvicinano direttamente al luogo di lavoro delle squadre di salvataggio, le operazioni devono essere interrotte e il personale deve immediatamente dirigersi verso i rifugi.

Nella notte tra il 16 e il 17 giugno si sono rese necessarie simili interruzioni e riprese delle operazioni non meno di cinque volte, con lunghe pause, mentre missili e droni sorvolavano la palazzina distrutta. Tutto ciò diminuisce la probabilità di salvataggio delle persone sotto le macerie.

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@ Serhij Okunev

La situazione è molto più critica nelle città che il nemico può attaccare in modo mirato. Parliamo dei centri abitati situati vicino al confine con la Russia o nelle vicinanze del fronte. Nell’estate del 2025 i membri della protezione civile hanno cercato per diverse ore di iniziare un’operazione su un luogo colpito da una bomba aerea russa a Kostjantynivka . Anche lì era stato distrutto il passo carraio di una palazzina e c’era la possibilità che delle persone si trovassero sotto le macerie. Il nemico però usava droni FVP contro la città non permettendo alle squadre di salvataggio di rimuovere le macerie. Ogni volta che la protezione civile si avvicinava al luogo indicato, i droni cercavano di colpire i soccorritori. Casi di questo tipo possono protrarsi per diverse ore. Allo stato attuale i russi dispongono di sistemi con camere notturne, ma hanno anche tipologie di droni che funzionano facilmente in qualunque condizione meteorologica, inclusa pioggia e nebbia fitta.

Nel 2024 gli occupanti erano passati alla tattica del doppio tocco contro luoghi dove erano già operativi i membri della protezione civile. Funziona così: dopo un attacco contro un obiettivo civile il nemico attende che giungano sul posto sanitari, soccorritori e polizia e poi attacca nuovamente lo stesso posto. Questa tattica viene usata anche nel 2025. Recentemente, il 23 ottobre, gli occupanti hanno effettuato un attacco a doppio tocco contro la comunità di Velykoburluk nella regione di Charkiv causando la morte di un soccorritore e il ferimento di cinque suoi colleghi.

Attacchi di questo tipo possiedono tutte le caratteristiche di un crimine di guerra. Gli organi della protezione civile e le organizzazioni umanitarie che prestano soccorso alla popolazione civile e non partecipano alle ostilità non possono essere obiettivi di attacchi: ciò è sancito dal diritto internazionale umanitario. Il Primo protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 1977 rappresenta uno dei documenti cruciali che definisce e regola tali situazioni; esso riporta quali organizzazioni sono da considerarsi organi di protezione civile.

@ Cергій Окунєв

@ Serhij Okunev

Articolo 61: Con l’espressione “protezione civile” si intende l’assolvimento di alcuni o di tutti i compiti umanitari (…) che sono destinati a proteggere la popolazione civile dai pericoli delle ostilità o delle calamità, e ad aiutarla a superare gli effetti immediati (…).

In tali compiti rientrano 15 criteri, in particolare: servizio di allarme e lotta contro gli incendi, operazioni di salvataggio, attività mediche, sanitarie, di evacuazione e altre attività umanitarie.

Articolo 62: Protezione generale

  1. Gli organismi civili di protezione civile e il loro personale saranno rispettati e protetti, conformemente alle disposizioni del presente Protocollo, con particolare riguardo alle disposizioni della presente Sezione. Essi avranno il diritto di assolvere i loro compiti di protezione civile, salvo il caso di necessità militare imperiosa.
  2. Le disposizioni del paragrafo 1 si applicheranno anche ai civili che, senza appartenere agli organismi civili di protezione civile, rispondono ad un appello delle autorità competenti e assolvono, sotto il controllo di queste, compiti di protezione civile.
  3. Gli edifici e il materiale impiegati per scopi di protezione civile, nonché i ricoveri destinati alla popolazione civile ricadranno sotto l’articolo 52. I beni utilizzati per gli scopi di protezione civile non potranno essere né distrutti né distolti dalla loro destinazione, se non ad opera della Parte alla quale appartengono.
     

Nello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, che definisce quali attività debbano essere considerate crimini di guerra, si sottolinea che gli attacchi intenzionali effettuati contro infrastrutture civili, cioè infrastrutture che non sono obiettivi militari, rientrano nei crimini di guerra (cfr. articolo 8 (2) (b) (iii)).

Inoltre, anche l’attacco a infrastrutture civili o case abitate sono senza dubbio dei crimini. Il 2025 ha già stabilito il record negativo per numero di civili morti nella capitale; un simile trend si osserva anche in altre città.

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