Le torture inflitte agli ucraini nei territori temporaneamente occupati e nei luoghi di detenzione russi

L’obiettivo della Russia è annientare ogni ucraino politicamente consapevole residente nei territori occupati, intimidire il resto della popolazione e costringerla a trasferirsi in Russia o in quelle zone dell’Ucraina dove gli abitanti vengono considerati “fedeli” al regime russo. Il controspionaggio russo ha suddiviso [1] la popolazione ucraina in quattro gruppi:
- chi è destinato all’annientamento fisico,
- chi deve essere intimidito e messo a tacere,
- chi può essere costretto a collaborare,
- chi già collabora volontariamente.
Nel mirino russo si trovavano in particolare: ex soldati attivi nell’esercito tra il 2014 e il 2021, attivisti, membri della polizia di frontiera, soccorritori, membri di organi governativi e amministrazioni locali, deputati dei consigli locali, personalità dell’opinione pubblica, imprenditori, giornalisti e sacerdoti. L’impressione è che i rappresentanti dell’esercito di occupazione fossero già in possesso di elenchi appositi. Le vittime o sono state rapite e sono scomparse senza lasciare traccia, oppure arrestate illegalmente e detenute in luoghi di detenzione irregolari, spesso inadatti alla detenzione di persone — fatto che si può qualificare come tortura mediante le condizioni di detenzione. I detenuti venivano inoltre sottoposti a torture brutali nel tentativo di ottenere da loro informazioni utili o costringerli a collaborare. Nella regione di Charkiv, dopo la liberazione, sono state scoperte 33 celle di questo tipo, allestite a luoghi di tortura — a Izjum, Kupjans’k, Balaklija, Vovčans’k e altre città. Il sito del Gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv (KhPG) raccoglie descrizioni di alcune di queste camere di tortura e testimonianze delle vittime.
Persino nei rari casi in cui la detenzione avveniva in spazi appositi, vi veniva rinchiuso un numero così elevato di persone da rendere difficile la permanenza nelle camere. A Kupjans’k, ad esempio, la camera di tortura era situata negli spazi di detenzione preventiva previsti per 140 persone; i detenuti , però, erano più di 500. In celle doppie si trovavano fino a nove persone.
Le vittime parlano di condizioni di detenzione inumane; in tutte le celle si osservava:
- sovraffollamento delle celle e degli spazi;
- asfissia;
- mancanza di luce naturale;
- mancanza o insufficienza di cibo e acqua potabile;
- condizioni inadatte per l’uso del bagno o assenza di possibilità di usufruirne;
- detenzione con occhi bendati e manette;
- assenza di assistenza medica adeguata;
- freddo insostenibile.
Alla data del primo ottobre 2025, il progetto T4P ha documentato 1030 casi di tortura, di cui 24 con coinvolgimento di minori: 579 nella regione di Kharkiv, 144 nella regione di Kyiv, 82 nella regione di Donec’k, 73 nella regione di Černihiv, 57 nella regione di Cherson, 32 nella regione di Mykolajiv, 27 nella regione di Zaporižžja, 18 nella regione di Sumy, 13 nella regione di Luhans’k e 5 nelle regioni rimanenti.
Questo enorme dato — 1030 casi di torture — rappresenta soltanto la punta dell’iceberg. Secondo le nostre osservazioni, ogni persona che ha subito la prigionia russa è stata vittima di torture, indipendentemente da età, sesso e stato di salute.
Gli avvocati del KhPG seguono attualmente oltre 750 casi di torture, conoscono bene i metodi utilizzati dagli occupanti per annientare la forza di volontà dei prigionieri. Gli avvocati sono alla ricerca di testimoni e conducono indagini insieme agli organi giudiziari delle regioni di Charkiv, Kyiv, Černihiv, Mykolajiv, Cherson e Sumy.
Il KhPG presta assistenza giuridica, medica, psicologica e di beneficenza alle vittime di torture e sostiene anche lo svolgimento di perizie medico-legali. Gli psicologi del KhPG redigono per gli organi giudiziari e i tribunali rapporti amicus curiae sulle condizioni psicologiche delle vittime di torture, basandosi sul protocollo di Istanbul.
Il KhPG ha seguito i casi dei prigionieri di guerra liberati a seguito di scambi, conducendo principalmente interviste dirette per raccogliere informazioni. Tutti gli ex prigionieri intervistati, senza eccezione, hanno dichiarato di essere stati sottoposti a torture continue.
Abbiamo riassunto e analizzato le informazioni ottenute da queste interviste. Siamo giunti a fatti concreti e schemi ricorrenti nel trattamento dei prigionieri che ci permettono di affermare che gli approcci adottati dalla Russia nei confronti dei prigionieri costituiscono elementi pianificati, ponderati e controllati di una politica più ampia.
Tutti gli ucraini intervistati sono stati detenuti nella colonia n. 10 in Mordovia che, secondo loro, rappresenta il luogo di detenzione più terribile. A marzo 2025 vi si trovavano 434 prigionieri di guerra; in precedenza erano più di 500.
Le forme di tortura perpetrate in molti luoghi di detenzione sono simili, nonostante la loro distanza geografica. Ciò rappresenta un’ulteriore conferma della sistematicità e del carattere intenzionale delle torture. Le testimonianze delle vittime, sia civili che militari, confermano la predilezione per determinati metodi di tortura, tra i quali:
- Colpi sul volto, alla testa e sul corpo con le mani (a volte indossando guanti speciali), con i piedi e con altri oggetti (calci di fucile, manganelli di gomma, mazze di legno, cinture, ecc.).
- Colpi mirati a ferite aperte subite in scontri precedenti, soffocamento, legatura.
- Waterboarding.
- Minacce di torture, esecuzione o fucilazione mirata di determinate parti del corpo.
- Torture mediante elettroshock o cavi ad alta tensione applicati a dita, orecchie, naso e genitali delle vittime.
- Ustioni con accendini o sigarette spente su parti del corpo.
- Rimozione di pezzi di pelle con tatuaggi pro-ucraini, amputazione della mano con tali tatuaggi, incisione con coltello di una svastica sulla schiena.
- Strappo delle narici e dei lobi delle orecchie con pinze.
- Amputazione dell’orecchio con coltello.
- Detenzione con sospensione al soffitto per il collo.
- Distruzione dei denti.
- Costrizione a svolgere esercizi fisici intensi, come flessioni e squat, fino alla perdita di coscienza da parte di molti detenuti.
- Tortura mediante le condizioni di detenzione.
- Altre forme di tortura (attacchi di cani, gas, incendi dolosi, ecc.).
Secondo la maggior parte dei prigionieri le forme di tortura si caratterizzavano per una crudeltà estrema; i colpi violenti provocavano la perdita di coscienza. Una delle vittime ha raccontato che la corrente elettrica era talmente intensa che, citiamo, “il mio corpo si contorceva e dalla mia bocca usciva schiuma”. [2]
L’analisi dei casi di tortura dimostra che si tratta di un crimine diffuso — perpetrato ovunque durante l’occupazione — e sistematico, poiché sono stati utilizzati gli stessi metodi. Queste due caratteristiche sono necessarie per il riconoscimento preliminare della tortura come crimine contro l’umanità.
[1] https://static.rusi.org/359-SR-Ukraine-Preliminary-Lessons-Feb-July-2022-web-final.pdf